Quel che resta del Natale

Una tre giorni mangereccia sì, ma nella norma. Un bel weekend in famiglia. Manine grassocce che scartano pacchi regalo. I jingle snervanti dei regali da bambino, che sotto le feste vanno a nastro. Noi tre, che giochiamo la mattina nel lettone e sentire che siamo una bellissima famiglia. Occhi pieni di luce, sorrisi. La messa di Natale con babbo. Un giro chilometrico spingendo il passeggino e cercando invano di digerire un pranzo che sembrava non avere fine. Un orologio e una cornice digitale. Un’agenda così originale ed esclusiva da aver sbalzato la Moleskine rossa 18 mesi acquistata on line a novembre dalla mia scrivania con un colpo secco. Il tempo che scorre lento, senza vincoli. Un blackout in cucina e prolunghe che attraversano tutta la casa e mia suocera prossima all’harakiri per il ritardo con cui ci ha messi a tavola a S Stefano, nonostante nessuno avesse nulla da fare e tutti-o quasi- l’avessimo presa in ridere. Auguri scambiati di persona, per la prima volta dopo anni. Niente twitter, né Facebook questo Natale: e solo a chi vive a km di distanza ho mandato un messaggio, impossibilitata a fare di meglio. Volevo che fossero feste, all’insegna del “poco, ma buono” e così è stato. Volevo ritornare alle cose semplici e soprattutto sincere, senza forzature o cliché del cavolo. Se c’è una cosa che ho imparato quest’anno è che le cose riportate, o lette, o semplicemente fraintese possono fare male e che vedersi di persona è sempre la cosa migliore. Che le parole dovrei cominciare a dosarle meglio e che sarebbe saggio da parte della sottoscritta, alla soglia dei 29 anni, imparare non solo a contare fino a dieci, ma a mettersi un po’ di più nei panni degli altri. Sia sul lavoro, che con la mia famiglia, che con gli amici, o corro il rischio di sembrare simpatica come un secchio di vomito.

E non ho fatto una foto che fosse una per queste feste. Un po’ perché Titu è un terremoto e appena vede la reflex comincia a dare via di testa e riempie l’obiettivo di mille ditate e non sta fermo, e un po’ perché quando sono seduta a tavola mangio e bevo e rido e chiacchiero e mi dimentico di immortalare il momento con un’istantanea. So che sbaglio e ogni volta mi riprometto che la volta successiva sarà diverso. Ma sono una cazzo di recidiva, dai miei errori imparo poco. E nella lista dei vorrei per l’imminente 2012 non c’è solo di continuare il “progetto salute” tra palestra e nazi-dieta, ma anche di poter cominciare un progetto nuovo, una serie di racconti illustrati per bambini, dato che ho un figlio piccolo e lo sommergo di storie dalla mattina alla sera e disegnare mi è sempre piaciuto, anche se non sono un granché brava. E poi ci sarà anche un trasloco da fare, una nuova vita da riorganizzare, una casa enorme da riempire di noi e di amici.

Insomma, non abbiamo mai pace, noialtri. Che altrimenti ci si annoia.

Intanto, nell’immediato, c’è una cena di Capodanno da organizzare. Che la babbiona qui presente compie gli anni e vuole pesce e vino come se piovesse, per fare una festa come si deve.

12 Risposte a “Quel che resta del Natale”

  1. Ed io ti auguro di realizzare tutti i tuoi buoni propositi per l’anno nuovo (e prima, dato che il tuo compleanno scatta prima del 2012!) ♥

  2. Il racconto del tuo Natale mi ha riempito la testa di belle immagini, non serve dunque la Reflex! 😉
    Ti auguro tutto il meglio per questo 2012, lietissima per la nuova casa che verrà, ma… Fosse mai che hai l’idea di allargare la famiglia non fare la cavolata come me di cominciare i tentativi prima di essere dentro la nuova casa… Con il pancione l’impacchettamento, il trasloco e lo spacchettamento è da esaurimento! 🙂
    Un abbraccio alla vostra bella famigliola! 😉

    1. Grazie cara, tanti auguri anche a te.
      No no, tranquilla: di sicuro farò un altro figlio, ma a trasloco & co ultimati! e con calma, che devo ancora cominciare a godermi per bene questo nanetto qui 😉

  3. il Natale che hai descritto ha un “buon sapore”! in bocca al lupo per i buoni propositi, e soprattutto per il progetto-libro!
    ma… sono curiosissima di scoprire l’agenda che ha buttato la moleskine giù dalla scrivania.. insomma, esiste davvero?? =)

  4. Anche io voglio vedere l’agendina scalzante…!!! Che bel Natale hai passato, proprio come dovrebbe essere. Ma dunque dimmi, se ho ben capito, tu compi gli anni proprio il 31? O l’1? Insomma, a Capodanno? 😀

      1. Dai ma sei avanti te!!! Tu fossi nata casa mia non avresti litigato fin dalla più tenera età con tuo padre a proposito dell’età, come invece ho fatto io.
        Lui è nato a maggio ma ogni volta si invecchia a dicembre/gennaio perché sottrae dall’anno attuale il suo anno di nascita. Effettivamente se calcoli l’età in questo modo, non guardando ai mesi, non hai la “tua” età ma quella “futura”, che avresti il giorno del tuo compleanno, mentre io che sono pignola e sono nata a settembre dico che fino a quando non viene il 20 non ho 27 anni ma 26 aggiungendo che non vedo il motivo di sottrarmi 9 mesi di vita così e che secondo il suo discorso siamo tutti nati a Capodanno…

        Non so se mi sono spiegata bene, il discorso è complesso. 😛

        1. Sì, il ragionamento l’ho capito, mia mamma fa le palle a strisce a tutti con sta storia da una vita, che mio fratello è nato a dicembre, mia sorella a settembre e lei a novembre: ed è sempre lì a fare i suoi calcoli allucinanti ogni anno. Alla fine, mese più o mese meno cambia poco, quando hai la sua età sei e resti un po’ babbiona, c’è poco da fare 🙂
          Poi la mamma è sempre la mamma eh… ma che 2 maroni! 😀

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