e invece no

Gli elementi per crederci c’erano tutti: il sole leggermente tiepidino, l’aria un po’ frizzantina, le giornate visibilmente più lunghe, l’ormone un po’ meno assonnato, lo yogurt che scade a marzo (ah non lo sapevate che la scadenza dello yogurt per me segna il cambio delle stagioni? ecco, adesso lo sapete, che sono a tutti gli effetti una malata di mente). Insomma, io mi ero già mentalmente proiettata alla primavera, avevo riposto nell’angolo più alto e remoto dell’armadio i capi più pesanti come il collant in pelo di yeti e il parka in foca monaca. Ero già lì a fare il conto alla rovescia per il cambio dell’ora visualizzando aperitivi in piazzetta, giri in bici in centro, asparagi e uova per cena, e invece venerdì pomeriggio cosa fa?

Nevica.

Che voi direte: beh, è il 22 febbraio, non è così strano. Effettivamente no, non lo è. E nemmeno mi dispiace la neve, che con un bambino di due anni e mezzo è divertente stare in giardino a fare sghembissimi pupazzi di neve. Inoltre il freddo polare è un’ottima scusa per mangiare cose altrimenti proibite, leggi cioccolata in tazza e pancakes di pasta madre, mega fetta di pane con crema alle nocciole (entrambi di produzione propria, che noi si fa le cose per bene), arrosti con intingoli vari e chi più ne ha più ne metta. E poi accendi il camino, metti un bel tappeto in terra e giochi lì, con tuo figlio e il tuo uomo e si fanno le nove di sera che manco te ne accorgi. Se c’è una cosa che amo dell’inverno è proprio la lentezza delle giornate: non avendo niente o quasi di alternativo da fare, quando fuori piove o nevica o comunque fa così freddo che se esci anche l’orso polare ti chiede di ripensarci, tutto si dilata. O almeno, credo che sia questa la funzione dell’inverno: farci ricaricare le batterie in casa, per essere scattanti e pieni di energie per quando la primavera esploderà. No, non ho cominciato a fumarmi le canne: semplicemente da quando stiamo in campagna il mutare delle stagioni è davvero a portata di mano e anche il più piccolo cambiamento è sotto i nostri occhi, e solo un cieco o un ingrato non se ne rende conto e non apprezza un’opportunità del genere, nel 2013. Poi però capita anche che questi segnali non li sai ancora cogliere al meglio. E succede che dopo 2 giorni di nevicata ininterrotta c’è un bel sole, è domenica e dopo essere andati a votare decidi che vuoi far vedere al nano la spiaggia piena di neve. Non ti curi del fatto che fuori si stia quasi bene senza piumino e, convinto come un pompiere ti bardi come un esploratore in viaggio per il Polo. Ti mancano i cani e la slitta, ma in compenso tuo figlio ha una tuta da astronauta, i moonboot e sei paia di guanti; a tuo marito manca solo la borraccia al collo e tu sei così tanto vestita che sudi come la crosta del formaggio di fossa a luglio. Ma non ci fai caso, perché la tua unica meta è la spiaggia innevata. Non vedi nient’altro, sembri un cane della narcotici all’aeroporto di Bogotà. E quando finalmente arrivi a Riccione, capisci di essere il concorrente più quotato per vincere le nazionali dell’Imbecille del Giorno (ma anche dell’anno, siamo onesti): la neve non è nemmeno quasi più ammucchiata agli angoli in ombra delle strade e sai che se tuo figlio potesse articolare un discorso più articolato dei suoi soliti monconi monosillabici, ti ci avrebbe già mandato da un pezzo.

E, diciamoci la verità, avrebbe solo fatto bene.

Ciò detto, spero davvero che siate andati tutti a votare. Che ieri, dopo un paio di minchiate pro-astensionismo che ho letto su Facebook, dal quale non mi cancello solo perché perderei alcuni contatti con persone lontane a cui tengo e che sento praticamente solo lì, avrei tirato il computer fuori dalla finestra. Perché è troppo facile blaterare che è tutto nammerda e rimanere con il culo sul divano. Ed è ancora più facile riempirsi la bocca di agghiaccianti qualunquismi prét-à-porter tipo “massì tanto cosa vuoi che cambi,che la politica è marcia alla base, chiunque governi farà schifo” o “sono tutti uguali” senza nemmeno informarsi. Non si fa così, cari miei nichilisti dell’ultima ora: c’è gente che per darci il diritto di voto ha investito tutta la sua vita o quasi. Ci sono donne che hanno messo in gioco tutto, per permettere a noi donne di oggi di fare 2 misere crocette su due cavolo di schede. Il voto deve essere un diritto, e anche non votare lo è, ma è un atto incivile e irrispettoso. Soprattutto perché, nella stragrande maggioranza dei casi, chi non va a votare non legge i programmi, non si informa, non decide in base ai dati raccolti: meglio guardare il solito programma demenziale, senza sforzare troppo il cervello, per carità, si sa mai che lo possiate usare correttamente una volta tanto.

Ok, fine del momento polemico. Ma vi giuro, che nervoso. Così tanto che per non spaccare qualcosa ho deciso di impastare mezzo kg di pizza. E ho fatto bene, dato che è venuto un impasto che levati proprio…

Sarà contenta la mia amica dietista nel leggere questo post.

Si si…

2 Risposte a “e invece no”

  1. anche io sono stata lì lì per chiudere baracca a burattini su FB ma mi sonod etta che no, basta nascondere le persone molete e tutto diventa accettabile
    qui sabato pomeriggio sono caduti circa 15 cm e poi domenica più niente anche se l’aria era di quelel frizzanti e buone
    teniamo duro che questo inverno inizia a dar noia anche a me ma ormai manca pochino 🙂

    1. si dai, ormai è fatta (non mi sono portata sfiga da sola verooo, veroooooooo????)

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