Il grado supremo dell’imbecillità

L’altro giorno mi son detta: lo facciamo un post sull’8 marzo? E giuro che qualcosa l’avrei voluta scrivere, su questa festa che per me tanto festa non è, ma piuttosto è una giornata a commemorazione di qualcosa, come la festa della Repubblica o il 25 Aprile. Ma va bene, che ogni donna la festeggi come le pare: io personalmente non esco, la sera dell’8 marzo, che in giro c’è troppo casino e nei ristoranti prendi dei pacchi clamorosi, ma io si sa, che sono un po’ outsider. E comunque dicevamo: un post sull’8 marzo: non sarei stata molto originale e il rischio era di fare il solito pippone femminista nel mio stile un po’ provocatorio. Così venerdì sera gironzolavo per blog, alla ricerca di spunti e sono capitata da questa blogger, che seguo da anni e che mi piace molto per come scrive e per le foto che fa. E il suo ultimo post mostra dei luoghi bellissimi, che amerei tanto visitare e mentre leggevo e mi immergevo nel suo racconto di viaggio c’è mancato poco che non lo sentissi anche io, l’odore del mare portato dal vento. E mi son detta “che culo” e anche “beata lei” e anche “che brava, come scrive bene”. E stavo per mettermi a scrivere anche io quando l’occhio m’è caduto sui commenti che le hanno lasciato al post. Un post di viaggio, lo ricordiamo. Santiddio, ne ho lette di ogni, dal “dai, tanto lo sappiamo che son tutte marchette per pubblicizzare i prodotti che ti danno da provare” (????) a “ok che sei figa e viaggi, c’è bisogno che te la tiri così” eccetera eccetera. E secondo voi, dei commenti così cattivi, acidi, invidiosi e rosiconi glieli hanno lasciati degli uomini?

Vi devo rispondere? No, vero?

Ecco, lo sapete cosa penso?

Penso che le donne non capiscono un cazzo.

Non lo capiscono che sono duemila anni che gli uomini ci prendono molto poco in considerazione proprio perché non siamo in grado di fare quadrato tra noi: non siamo cameratesche, non sappiamo sostenerci a vicenda. Vi siete mai chieste perché i nostri compagni, fratelli, cugini e figli maschi hanno lo stesso migliore amico dalla prima elementare e noi donne invece è già un miracolo se facciamo contratti di amicizie quinquennali? Siamo le peggiori nemiche di noi stesse: se una donna è più bella di noi, più magra di noi, più fortunata di noi anziché pensare “buon per lei” oppure “se ce la fa lei significa che anche io posso farcela perché anche io valgo” stiamo lì, spesso a gruppetti di cinque o sei a denigrarla, a deriderla, a criticarla, a buttarle merda addosso a vagonate. Ho conosciuto ragazze che uscivano assieme da anni e che appena potevano se ne dicevano talmente tante dietro le spalle da fare impallidire un senegalese. Anche a me è capitato di comportarmi così di merda a volte: la mia fortuna è stata che il karma mi si è rivoltato subito contro e alla terza o quarta legnata nei denti mi son detta che forse il mio atteggiamento non era proprio fico. Eh. Che forse rosicare se una tizia che conoscevo era dimagrita e io invece no, piuttosto che sfogare la mia frustrazione sulla tipa in questione avrei dovuto incanalare le mie energie nel mettermi di buzzo buono e dimagrire. E se invece di rosicare pensado che quelle che ce la fanno è solo perchè hanno più fortuna mi ci dedicassi con più zelo alle mie passioni, forse otterrei degli ottimi risultati.

Siamo delle supreme imbecilli, quando ci comportiamo così. Perché avremmo la capacità di spaccare il mondo e ricucirlo bendate mentre saltiamo la corda e invece perdiamo tempo ad essere inutilmente invidiose.

Beh io mi sono rotta le palle di questo atteggiamento, di questo dover giudicare a tutti i costi. E vorrei che quelle poche lettrici che passano di qua riflettessero su questo stupido atteggiamento che ognuna di noi ha o ha avuto. Vorrei che almeno una volta al giorno, anziché giudicare o denigrare, ognuna di voi cercasse di supportare un’altra donna. O almeno, che si trattenesse dal solito commento acido e/o negativo. Fidatevi, si sta meglio.

Non ci siamo ancora rese conto che le prime ad essere cattive con le donne siamo proprio noi. E allora smettiamola, una volta per tutte, di essere così misogine. E il resto verrà da sé. E al prossimo stronzo che fischia dietro a una ragazza con la minigonna e la scollatura importante, anziché pensare “ben le sta a quella lì, se le danno della zoccola, guarda come si veste” cominciassimo a convincerci che ognuno è libero di vestirsi come vuole senza essere infastidito, le coscienze cambierebbero. Ricordatevi, mamme, che siete voi a dover educare i vostri figli, anche quelli maschi. Sta a voi, sopratutto a voi, di insegnare loro il rispetto per le altre persone, senza distinzione di genere o età. Deve partire da dentro ognuna di voi, da dentro, dal basso. Una mamma che educa e che non giudica, difficilmente crescerà un maschilista malato. Fatevi questo regalo, per l’otto marzo di ogni anno che verrà: vogliate più bene a voi stesse e alle altre donne che vi circondano: il vostro mondo, e anche il nostro, sarà migliore.

16 Risposte a “Il grado supremo dell’imbecillità”

  1. 92 minuti di applausi per te!

    Anche io avevo in mente un post a tema per venerdì (limortaccimiei): esco dall’ufficio, all’ultimo metro utile per immettermi in una strada di una zona industriale molto trafficata mi scalpa il colpo di clacson verso un soggetto maschio non meglio identificato al volante di un’auto gialla semi-sportiva (o almeno così voleva farmi credere il suo motore mentre mi bloccava la strada ad una velocità NON consentita in un centro abitato).

    Inchioda.
    Scende. Io resto ferma nel mio abitacolo pensando “adesso qualcuno non ci nota e vinco un bel tamponamento”.
    Sento che urla “ma smettila!”. E continua. Io lo fisso.
    Prende e riparte, sgommando.

    Niente spogliarellisti ma nemmeno uomini tanto cafoni, ecco.
    Poi sono tornata a casa e ho trovato un mazzo di fiori di carta fatto da Stefano all’asilo, e tutta la negatività accumulata si è sciolta come neve al sole.

    1. Beh, si spera che qualcuno gli righi la macchina fuori dalla discoteca, a questo lord.
      Per tutto il resto, c’è il mitico Stefanino e i suoi mazzi di fiori e la sua bellissima facciotta da schiaffi 🙂
      Che, manco a dirlo, mi ricorda tanto uno bassetto che mi gironzola per casa 🙂

  2. una volta un mio amico (uomo) mi disse “beh quando te hai giornate così belle (non mi ricordo cosa mi fosse capitato) io sono invidioso”
    da lì ho iniziato a riflettere che per mia fortuna l’invidia non mi appartiene
    mi compiaccio molto quando capito in un blog ben scritto, mi piace leggere quelli di cucina dove la blogger con niente tira fuori tre portate, le fotografa e se le mangia col suo moroso, mi fa immenso piacere sapere di amiche che si fanno un viaggio al mese (al massimo mi chiedo come fanno ma finisce lì)
    ho letto una volta un commento velenosissimo nel blog di Elesti e ci sono rimasta malissimo : una le diceva che non credeva che la sua famiglia fosse così figa, che lei si inventava le cose per poterci scrivere blog e poi libro e guadagnarci
    che anche fosse così chissenefrega : mi diverte leggerla e poi se le cose se le inventa a me cosa cambia?
    hai perfettamente ragione : le donne sono da sempre nemiche di sè stesse
    a me ha aiutato immensamente avere fratelli e un sacco di amici maschi

    1. Chef lo dice sempre di me, che sono un machio mancato perchè bene e spesso penso come un uomo. Ed è vero e forse è per questo che le mie amicizie risalgono ai tempi delle medie 🙂
      L’invidia è una cosa brutta, logorante e stancante. Se tutte queste energie le dedicassimo a noi stesse e per noi stesse, le cose andrebbero molto meglio, sempre.

  3. Grandi verita’…io dico spesso e apertamente di essere maschilista, certe volte: ma li vedi, loro, come sono contenti e sorridenti e compagnoni e pacche sulle spalle? e invece quante cretine ci sono che appena conoscono qualcuna sono li a commentarla il giorno dopo e a smontarle il look?
    Per dire: il mio ragazzo ha appena scoperto che il suo amico d’infanzia dopo anni di felice singletudine si e fidanzato, e che sta con questa fanciulla da un anno. Ora, noi abitiamo molto, molto lontani, dunque e’ normale che magari certe notizie non arrivino proprio fresche Il suo commento e’ stato (barese mood on): “naaaaa sergioooo s’e’ fidanzaaat, madooo, ue ue, che bello”. Immaginati la stessa situazione al femminile. Tipo che se non appena hai messo il pezzettino di lingua non mandi il messaggio alla best friend partono i cazziatoni.
    E poi chiediamoci perche non si vedono da due anni e sembra che si siano lasciati ieri. Mpf.

    1. Io una volta facevo così, come le ragazze che hai descritto. Poi per fortuna sono cresciuta (ci sarà anche qualcosa di positivo nell’aggiungere anni all’anagrafe, o no???) e non dico che ho smesso, di essere stronza con le altre donne, ma ci sto provando a recuperare quella sorellanza perduta.
      Dobbiamo essere più consapevoli, noi donne, che indipendentemente dal lavoro che facciamo, dalla posizione sociale che ricopriamo e dalla taglia che vestiamo, che siamo un punto di riferimento per chi ci sta vicino. Sempre.
      Il nostro problema, è che ce lo dimentichiamo troppo spesso.

  4. Hai ragione, Lauretta. A parte il fatto che io questa festa dell’8 marzo così come viene concepita ora non la capisco:se non mi sbaglio dovrebbe servire per commemorare un episodio drammatico in cui molte donne sono state uccise, ma nessuno se lo ricorda. E poi, che , siamo una “minoranza da proteggere?” Tipo panda? C’è una festa degli uomini? No. E mi sembra emblematico.
    Quanto all’invidia femminile, è un retaggio culturale che non sopporto. Prima di tutto per ottenere qualcosa, qualsiasi cosa (a parte, ovviamente, chi ce l’ha per nascita) bisogna farsi un culo così, e poi, soprattutto, sapere cosa si vuole e scegliere. Credo che a molte donne manchi questa capacità, e se una loro simile ce l’ha s’incazzano. Faccio un esempio: sono stata costretta a non frequentare più certe conoscenti perchè ogni volta era tutto un: e beata te che hai un lavoro così, e beata te che vivi da sola, puoi dare una mano a mia figlia ecc. Come se quello che ho mi fosse caduto dal cielo. E io ogni volta a rispondere: scusa, ma tu saresti disposta a non fare un baffo se ti chiedono di lavorare di sabato e domenica (magari all’ultimo momento, e devi disdire tutti gli impegni di coppia), affrontare un viaggio da sola, non avere orari, un lavoro certamente meno tutelato del tuo (insegnante), non avere paura di notte da sola in campagna ecc. ecc.? Il problema (e ho appena letto un post sul Corriere.it proprio su questo) è che l’ Italia è un paese dal retaggio contadino e cattolico: se tu hai qualcosa che io non ho non è che sei stata più brava di me a ottenerlo, sei solo più fortunata, privilegiata. Quindi anzichè capire come hai fatto e imparare, cerco di distruggerti. Che tristezza!

    1. “c’è una festa degli uomini? No. E mi sembra emblematico.”
      Ecco, non l’avrei potuto dire meglio: come dici poco più in giù, non siamo una specie protetta. Siamo il motivo per cui la specie continua ad essere, il cuore pulsante di un’umanità che ci rispetta aimé troppo poco. E in parte è anche colpa nostra, che non siamo in grado di sostenerci nella stessa misura in cui siamo brave a ferirci a vicenda.
      Non credo che il problema sia solo italiano, ma sicuramente nel nostro paese, come dici tu, c’è una mentalità molto molto primitiva e ignorante, in fatto di diritti umani in generale.

  5. Sai Laura il tuo commento mi ha fatto riflettere. Perché non sono completamente d’ accordo con te quando dici : siamo il motivo per cui la specie continua ad essere, il cuore pulsante…ecco se io dovessi connotarmi come donna non penserei questo, proprio per niente. Io non sono un modo per far continuare la specie, ne’ mi ritengo superiore agli uomini. Con ( molte ) differenze siamo però tutti uguali: chi fa figli e chi no ( molte donne oggi non ne fanno, a ragion veduta). Penso che il primo passo per farci strada nel mondo, quello del lavoro e della società, sia iniziare a non vedersi prima di tutto e sempre come madri, o mogli, ma come persone che interagiscono per quello che sono, e che sanno fare. Sicuramente non era tua intenzione dare questo significato, ma mi piacerebbe un tuo parere. Non è’ che perché noi sappiamo partorire o voler bene a un uomo abbiamo un valore aggiunto. Se lo pensiamo, allora nel mondo reale saremo perdenti. Sempre. Quando incontro amiche che non vedo da anni in Italia la prima cosa che mi chiedono e’ : sei sposata, hai figli? L ‘ altro giorno mi sono incontrata con una collega svedese: come va il tuo lavoro? È ci siamo messe a parlare di lavoro, mutui e caro vita. Un altro mondo.

    1. Per cuore pulsante intendo proprio, ti cito “persone che interagiscono per quello che sono e che sanno fare”. Ecco è il “come” saper fare le cose che ci differenzia dagli uomini e non è una questione di superiorità o di femminismo spicciolo da rivista per adolescenti bombardate da acne e tempeste ormonali. è un fatto: le donne, geneticamente, hanno una soglia del dolore più alta, una capacità più spiccata di fare più cose insieme: esempio: mentre lavoro penso alle tremila cose che devo fare quando torno a casa e quando torno a casa mentre cucino intanto svuoto la lavastoviglie, stendo una lavatrice e se sono ispirata parlo anche al telefono. E non perchè sono un funambolo mancato, ma perchè mi viene naturale.
      Una donna è un’entità talmente complessa che non basterebbero milioni di pagine per descriverla: questo è quello che intendevo. Rivendicare questa complessità, andarne fiere, sostenerci a vicenda. Sempre.
      Ah, di solito io mi rivolgo sempre a persone che non vedo da tempo con un generico “come va?” e viro poi sul lavoro, perché è più naturale e politically correct come argomento. Che magari una s’è sposata, ma può anche essersi separata o aver avuto un figlio e avere un mucchio di problemi personali: un po’ di delicatezza non gusta mai, che la figura di merda è sempre in agguato, no?

      1. Io colgo al volo quello che hai appena scritto su un post piu’ avanti e dico che no, non sono d’accordo 🙂
        Fino a qualche anno fa anch’io la pensavo cosi’, che ero fiera di tenere in braccio la piccola mentre con l’altra mano giravo il sugo e discutevo di lavoro con la cornetta incastrata tra la spalla e l’orecchio. Che ero multitasking in quanto donna. Poi, da qualche anno (sara’ l’eta’ ;-)) l’ho sentito come un peso, questo squilibrio tra la parte femminile e quella maschile. Tra lo yin e lo yang, per dirla alla cinese. Sara’ anche vero che siamo complesse, che sappiamo fare un sacco di cose contemporaneamente, che abbiamo mille interessi. Ma e’ anche vero che spesso e volentieri sarebbe meglio se imparassimo dagli uomini ad essere piu’ semplici, a porci un obiettivo e raggiungerlo come un ariete, costi quel che costi. A fare una cosa sola, concentrarvici(si) in modo tale da diventare davvero bravi, nel nostro (unico) campo. Per quello, come scriveva Sabine Eck, non ci sono tante statue di donne: cosa ci scrivi, sotto? “Madre, moglie, si e’ presa cura di tutta la famiglia, medico (o qualsiasi altro lavoro a caso, scrittrice compresa, e parlo per me) brava per carita’ ma faceva altre milletrecento cose per cui non aveva tempo per dedicarvici in modo tale da raggiungere risultati apprezzabili – e poi no, non poteva star via troppo da casa, che il piccolo senza mamma poi insomma l’ho fatto e adesso me lo godo”? Un poco lunga, come targhetta. Ecco, io da un paio d’anni sto rinunciando, al mio orgoglio femminile. Forse ero troppo femminile, anzi di certo: troppo luna, troppo ascolto, troppa empatia, troppo prendersi cura di, troppo dare, troppo gli altri, troppo sociale. Adesso voglio essere completa. Voglio aumentare la percentuale di yang, di sole, di io, di prendere, di decisione, di concentrarmi su un solo obiettivo e portarlo bene avanti. Imparo da mio marito. Voglio almeno un 40% di parte maschile, e poi vediamo. 🙂

        1. PS: si nota che ho appena visto per la milionesima volta un memorabile sketch della Marchesini con la signorina Carlo? civisici 🙂

        2. no a me piace essere multitasking. Per ora che ho solo un figlio, poi se ne faccio altri 2 o 3 ti aggiorno eh 🙂
          Però il messaggio che volevo far passare è che proprio dovremmo imparare dagli uomini ad essere meno rosicone, invidiose, competitive in modo negativo e fare più squadra.
          Questo, dai maschietti, bisogna sempre impararlo. 😉

          1. Su questo non discuto, anzi!! 🙂
            E’ che ultimamente mi sembra di aver capito che se io fossi un uomo, con la sua mono-capacita’, a quest’ora i miei sforzi sarebbero meno sparsi tra le varie taske, e magari sarei piu’ contenta. Ma magari anche no. L’unica e’ concentrare lo sforzo su un obiettivo e imparare un poco da loro, anche in questo 🙂

  6. Ciao Laura,
    Sinceramente non penso che l’invidia sia un difetto espressamente femminile. Seppure donna cresciuta tra donne, l’invidia non mi è mai appartenuta e non ho mai rosicato di fronte a quelli più fortunati di me. Credo che ciascuno di noi abbia pregi e difetti e vorrei che le persone intorno a me riconoscessero i miei pregi e accettassero i miei difetti proprio come io accetto i loro difetti e riconosco i loro pregi.
    Ci sono uomini invidiosi, pettegoli e curiosi, come e più delle donne.
    Se una persona ha un difetto non dovrebbe dirsi che tale difetto dipende dalla categoria a cui appartiene ma dovrebbe prendersene la responsabilità come persona.

    Saluti,
    Una donna, per di più contraria all’imperante uso dell’inglese nei blog italiani 😉

    1. Ciao!
      Sicuramente ci sono anche uomini invidiosi e rosiconi, così come ci sono donne solidali e meravigliose.
      Ma tendenzialmente noi donne siamo competitive. Ho conosciuto ragazze che mi hanno tolto il saluto per cose così stupide da lasciare di sasso. Ho sentito commenti così acidi tra presunte amiche da farmi davvero riflettere. Le donne pensano spesso di dover essere ancora a tutti i costi la prima della classe, quando io credo che non ci sia niente di male nel fare bene una cosa prima di tutto per noi stesse e non per essere le numero uno.
      Ma io sono un maschio mancato, come dice sempre il mio uomo. 🙂

      Ps. Gli anglicismi forzati li odio pure io, forse anche più di te 😀

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