del tempo che si dilata e di nuovi arrivi

Poi ci sono quei weekend in cui il tempo si dilata e si contrae tutto a modo suo: se certe volte sembra che 12 ore passino in un nanosecondo, altre volte i giorni è come se non finissero mai, come se il tempo sgocciolasse lentamente, come fosse miele che cola da un barattolo. Oggi è uno di quei weekend in cui al mattino del sabato prendi su le tue quattro cose e vai al mare e tra una pista per le biglie, castelli di sabbia a multipli di otto, timidi bagni che l’acqua comincia ad essere frescolina, si fa la mezza che manco te ne sei accorta, ma la pelle in un paio d’ore ha ripreso quel riflesso dorato che ti fa venire voglia che l’estate davvero non finisca mai. E mentre il nano dorme riesci a fare la spesa, a invasettare un kg e mezzo di marmellata di pesche, a fare una torta alle pere e crema pasticciera che levatevi tutti, a poltrire un po’ sul divano con Chef, un po’ leggiucchiando e un po’ snocciolando aneddoti divertenti. E ti prepari con calma, ti fai la doccia, sistemi le tue cose e quelle del piccolo. Tutto senza urli, senza nervosismi o musi lunghi, senza far partire la solita litania facile fare i maschi a sto mondo mentre io son qui che sgobbo e preparo le cose di tutti e non ho mai un minuto per me e guarda come sono venuta via manco sono riuscita a truccarmi. E che palle. Ma arrivate dieci minuti dopo all’appuntamento e non fracassate gli zebedei di tutta la famiglia! E che cazzo.

E la serata va via bene, che il posto è alla buona e la gente ancora di più e il vino è nei bicchieri di plastica ma se la compagnia è gradevole chi se ne frega delle apparenze. E siccome una volta in macchina nessuno sembra stanco, soprattutto quello sotto il metro, si va a bere una birra dai ragazzi in Paese, che è ancora caldo e si può stare fuori e la testa è leggera, vuoi per la birra, vuoi perché con due maschi così non potrebbe essere diversamente.

E l’emicrania di stamattina un po’ me la aspettavo e mentre loro vanno a farsi un giro in bici io me la faccio passare concedendomi il lusso di dormire fino a tardi. Che poi quando mi alzo e ci mettiamo a tavola per pranzare il dolore è ancora lì, infido, nascosto da qualche parte sottopelle ma quando ci convivi da tanto sai chi la spunta e questa volta bastano un po’ di carboidrati complessi e quattro risate e se ne va, l’infame.

E il pomeriggio scorre sempre lento, come se tutto fosse sospeso, in una bolla. Che sono le cinque ma mi sembra di essere sveglia da giorni: che un po’ impasto pizza per stasera, un po’ sistemo la dispensa, un po’ penso a come organizzare finalmente il mio studio, che è l’unica stanza della casa che abbiamo lasciato in stand by: fretta non ne avevamo ma adesso che ho ripreso a scrivere sul serio è ora di crearsi finalmente uno spazio tutto mio, dove rifugiarmi e dove poter stare sola con le mie parole.

Loro dormono. Io scrivo con Debussy in sottofondo e ogni tanto guardo fuori dalla finestra e mi sento in pace, quieta, distesa. Come non mi capitava da un po’, da troppo forse e soprattutto come dovrebbe essere sempre, perché non c’era e non c’è assolutamente nessun motivo per non essere felici. E io lo sono. Da quando ho cominciato a lasciare la negatività fuori dalla porta tutte le cose hanno una luce diversa, come se una mano invisibile ci avesse passato una patina di smalto sopra. E le belle notizie fioccano e mentre un’amica lontana mi chiama per dirmi a voce bassa che sì, diventerà mamma anche lei, un’altra amica lo è diventata questo lunedì. E a lui, a questo piccolo uomo che ancora non ho visto di persona, vanno tutti i pensieri e gli auguri più belli. Che ci sono tante brutte notizie, è vero. C’è la crisi, c’è che un sacco di gente è disperata e senza lavoro, c’è chi attraversa il mare in condizioni devastanti e rischia la vita per fuggire da una guerra che spero davvero non si espanda come invece temo succederà, c’è chi è capace di cose indicibili. Ma in mezzo a tutto questo, piccolino, sappi che c’è uno mondo meraviglioso ed è lì fuori ed è tutto per te. Basta solo imparare a guardarlo con gli occhi giusti ed ecco che la tua esistenza sarà contornata da tanti piccoli e semplici miracoli:  la luce che filtra dai buchi delle finestre al mattino, l’odore del pane appena sfornato, il profumo della tua mamma, che riconoscerai in mezzo a mille odori per il resto della tua vita, il primo bacio che darai, la prima volta che ti sentirai grande, il sapore delle fragole, il cielo azzurro dell’estate, la neve, il freddo che ti imporpora le guance, correre a pardifiato, sporcarti da capo a piedi, la piada con i gratinati… potrei andare avanti per ore, ma mi fermo qui, che hai tutta la vita per scoprire quanto sia bello questo mondo, se lo guarderai sempre con occhi curiosi. Ma non dubito che lo farai, perchè sei davvero in ottime mani.

Felice vita, piccolo uomo.