Piccoli mostri in divenire

Dicevamo, le famiglie. Al mare. Nel weekend più caldo dell’estate dopo quello della Note Rosa, ovverosia quello di Ferragosto.

Nonostante i truzzi di cui abbiamo appena parlato, ci sono anche le famiglie a Riccione. Lo scrivo perché effettivamente nel post sottostante non si capiva molto bene e chiunque poteva essere indotto a pensare che Riccione – o la Romagna in genere- in questo periodo fosse solo ed esclusivamente uno schifoso carnaio fatto di mostri adulti in età compresa tra i 18 e i 30 anni. Quelli ci sono e in abbondanza. E si è capito quanto io li tolleri a fatica, mi pare.

Questo weekend ce lo siamo fatti tutto al mare, di quelle tirate da pazzi scatenati, senza manco venire a casa all’ora di pranzo, con mia madre che lanciava anatemi del tipo “ma quel povero bambino amore di nonna non lo porti a casa che fa caldo poi suda e muore brutta degenerata”. Il povero bambino in questione ieri sera alle nove aveva voglia di fare i salti sul lettone mentre la sua povera mamma agonizzava con un occhio chiuso e l’altro anche, meditando segretamente di somministrargli qualsiasi tipo di calmante, anche quelli per i cavalli, pur di farlo tacere. Ma non divaghiamo, che poi va a finire che davvero mi chiamate i servizi sociali.

Dicevamo: le famiglie che alla fine in vacanza a Ferragosto ci vengono lo stesso. Ieri ne ho osservate un paio, nascosta dietro La Stampa e un paio di occhiali da sole a lenti nerissime, mentre Chef e l’infante facevano un bagno.

Solitamente hanno un accento emiliano o lombardo, un paio di figli a coppia in età da scuola elementare o medie inferiori, espressione tra il triste e l’esausto, manco dovessero andare a lavorare in miniera. Le madri sono iper apprensive: spalmano sui figli ettolitri di creme solari con l’intramontabile filtro solare del turista “non ti abbronzi manco quest’anno” e li rincoglioniscono con divieti assurdi  per poi farsi i cazzi loro sotto l’ombrellone tutto il giorno delegando al padre o al caso il loro destino. Solitamente sono clienti abituali da settordicimila anni, quindi si ritrovano tutte ogni anno propriò lì, stessaspiaggiastessomare. Lo stesso fanno i mariti, che però a differenza delle consorti, stazionano al mare solo durante il weekend, per poi tornare la domenica sera a fare la coda in autostrada con le pive nel sacco (memo: che figata vivere in un posto di mare, vado a leccarmi i gomiti in un angolo). Leggono tutti un paio di quotidiani tra cui l’immancabile gazzetta, sono bianchi come i loro figli perchè le mogli cospargono anche loro con il malefico unguento. Non fanno il bagno, che l’acqua è bella solo quella della Sardegna, non passeggiano quasi mai, spendono una fortuna in ghiaccioli e caffè shakerati e bitter Campari. Si vede che si sentono mondani, ma proprio tanto. E che il loro tenore di vita sia abbastanza altino lo sospettavo da tempo, ma domenica ne ho avuto la conferma.

Area giochi: mio figlio che si fa i beneamati cavoli suoi seduto sulla sabbia: c’è posto solo per lui e la sua ruspa enorme in questo pianeta. In una piccola casetta di plastica giocano tre bambinette tra i sette e i dieci anni, figlie degli adulti testé descritti. Fingono di cucinare per una festa di compleanno a detta loro “esclusivissima” (nota: ma che cazzo di aggettivo è, “esclusivissimo”?!!?). Una di loro si lamenta che non ce la faranno mai a preparare tutto in tempo prima dell’arrivo degli ospiti, al che la leader del gruppetto (magrissima, leggiadrissima, biondissima), sospirando ammette che “per forza non ce la faremo mai, ci manca il nostro filippino”.

Non ha detto un maggiordomo, una tata, una governante, una cuoca, un cameriere: ha usato una connotazione geografica. Il messaggio che passa in quella casa, mi viene automatico pensare, è  immigrato/straniero = povero /servo? Hai voglia a farti le pippe tutto il giorno per trovare il modo migliore per far capire a tuo figlio che l’integrazione è una delle esperienze più ricche e interessanti che possano capitargli di vivere, se poi c’è ancora gente che nel 2013 ragiona con il buco del culo (e il risultato, si vede bene, ricade sempre sui figli, che sono vittime inconsapevoli e indifese della mentalità di merda dei loro genitori).

Sapete cosa penso?

Che allora, forse, sono davvero meglio i truzzi.