Di stelle che cadono, di paure vinte e di intolleranze mal represse.

Avevo scritto un post menosissimo e anche un po’ autocommiserevole sul quanto sia impegnativo mandare avanti una casa, badare a un bambino e allo stesso tempo trovare del tempo per sé stessi. Insomma, il solito post da rosicona.

E ovviamente l’ho cancellato in una frazione di secondo. Anche perché, siamo onesti: a chi interessa delle mie paturnie da femmina in piena sindrome pre-mestruo? Ecco, appunto, a nessuno.

In realtà non ho nulla di cui lagnarmi: l’estate scorre piacevolissima in questa casa nuova nuova e grande grande. La sera ceniamo fuori in veranda e non sentire il rumore del traffico cittadino è davvero impagabile. Al pomeriggio porto Titu al mare e ho preso un bel color miele (mio figlio no, che gli do la protezione 50 e non si abbronzerà mai. Povero, sembra la controfigura di Casper). Ho anche trovato una ragazza che viene a darmi una mano con le pulizie una volta a settimana e la casa non sembra più un accampamento post bellico.

Questo weekend arrivano le cuggggine di Roma e si fermano a dormire qua: per sabato sera prevedo decibel oltre la soglia di tolleranza fino a notte inoltrata. Mi spiace per i vicini, che credevano fossimo una tranquilla famigliola del Mulino Bianco. Eh, bravi.

Sto combattendo la mia fobia delle api a suon di ciabattate aggressive e bombolette di Vape annodate intorno alla cintola a mo’ di cartuccera: ieri ho visto un paio di calabroni e prego tutti i santi che non ci sia un nido nei paraggi o sono cazzi amari, che quelle bestiacce sono difficili da estinguere. Ma in ogni caso sono bellicosa e pronta a fare un mazzo tanto a qualsiasi insetto molesto che tenti di frapporsi tra me e la mia tranquillità. Per la serie: come trasformare la paura in aggressività: corso pratico tenuto da Laura Laghi ogni pomeriggio dalle due alle tre. Dovrei cominciare a monetizzarmi, cazzarola.

Sto leggendo l’ultimo libro della trilogia Cinquanta Sfumature. Prima di dare un qualunque parare ho intenzione di arrivare alla fine di questo ultimo tomino. Ma se qualcuno di voi lo sta leggendo o l’ha già letto e vuole anticipare un parere prego, c’è posto. L’unica cosa che mi viene in mente è: se in 6 settimane ha venduto 3 milioni di copie o io ho sbagliato sogno nel cassetto ed è meglio se come hobby mi do al giardinaggio, oppure c’è qualcosa che non torna, nei gusti letterari delle persone. Anzi, nelle persone in generale. Ma prima lo finisco, promesso; poi sparerò il mio giudizio finale.

Oggi ormai stendo un vecchio in bici. No, non un anziano, ma proprio un vecchio rincoglionito che andava in bici con gli auricolari dell’ipod a manetta che che non avendomi sentita arrivare da dietro ha ben pensato di tagliarmi la strada. Peccato che io fossi in macchina. San Freno ha fatto il miracolo, ma me la sono vista brutta. Lui ovviamente non ha realizzato che stava per diventare una frittella di ciclista canuto, ma forse è meglio così.

E visto che siamo in tema di anziani, parliamone un secondo.

Il martedì mattina prima di andare in ufficio vado con Titu a un mercato di frutta e verdura a km 0 a Riccione. E ci vado al mattino presto eh, dalle sette alle otto. E porca vacca, a quell’ora è già strapieno di vecchi. Che io non avrei nulla, contro di loro. No no. Se solo non ti passassero davanti ogni tre per due, se non fossero sgarbati, maleducati, ignoranti e sempre di fretta. Ecco, se fossero tutti come mia nonna, li amerei dal primo all’ultimo. Ma dato che non sono così, ma riescono sempre a risultare indisponenti, pedanti e cagacazzo beh, allora lo dico senza problemi: se dovessi diventare anche io così, abbattetemi. Se dovessi cercare di passare avanti alle donne incinta (un classico di quando andavo a fare le analisi mensilmente all’ospedale), ai bambini e in generale alla gente in fila al banco della frutta, dal dottore o in farmacia e se dovessi ridurmi ad avere sempre fretta senza realizzare che in realtà non ho un cazzo da fare beh, vi scongiuro, fatemi fuori.

E con questa apologia della tolleranza vi saluto, augurandovi buon Ferragosto.

Io domani sera spengo tutte le luci e guarderò le stelle cadere sdraiata sul prato del nostro giardino, vicino all’uomo che amo.

Son cose.

7 Risposte a “Di stelle che cadono, di paure vinte e di intolleranze mal represse.”

  1. Mi hai messo la pulce all’orecchio e l’ho cominciata anche io la trilogia.
    Sono a pagina 150 del primo e agonizzo all’idea che le altre 1800 siano TUTTE così, tra uno sguardo “indecifrabile” e l’uso e abuso della parola “bellissimo”.
    Ma comprarsi un dizionario dei sinonimi e dei contrari no, eh? O c’era in svendita solo quello per l’anatomia genitale?
    Detto questo mi inginocchio sui ceci, prometto che scriverò a breve dalle mie parti e ti invidio un sacco un po’ tutto.
    …però la prossima settimana faccio le ferie “vere”: pupo dalla nonna e io a lavorare a 2 ore di auto di distanza. Metti giù quel telefono, gli assistenti sociali vengono a farsi l’apericena con me 😀
    Baci a profusione!

  2. Anche tu con le sfumature di gigio?? Marò, incuriosita dalle colleghe ho provato a leggerne la trama, e per poco non attaccavo: “ecco, il solito romanzetto per tardone arrapate che non ne vedono uno nemmeno in cartolina”, e invece lo leggi pure tu???
    NNNNUUUUOOOOO!!!

    1. Si si, e poi tutti e tre li ho letti. E la tua recensione é fin ora la più calzante che abbia sentito 😉
      Non é un bel libro e non é nemmeno intrigante. Ma per demolire un fenomeno occorre conoscerlo 🙂

      1. Hai ragione, ma non sono io la scrittrice, tantomeno quella brava a recensire, mi sono fatta un’idea di questo infinito Harmony travestito da “trilogia della madonna” e con tanto buon marketing alle spalle solo leggendo la trama, ora attendo lo smontamento totale e definitivo da parte tua. Lo sai che io sono un Bignami, in queste cose, dove una persona spende 10 pagine per valutare tutti gli aspetti negativi (per esempio) di una cosa, io parto con “fa cagherrimo”. Ho il dono della sintesi. Solo a volte 😀

        1. adoro il tuo dono della sintesi. E in questo caso è più che azzeccato: è un Harmony, (lo so per certo,anche se non ne ho mai letto uno). E non è nemmeno tutto questo gran porno. Insomma, le scene di sesso descritte da Marquez in Cent’anni di Solitudine sono erotiche e affascinanti: queste no.
          Fa cagherrimo, in sintesi 😀

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