di mimose, emancipazione post moderna e rutto libero.

Come fa una a prepararsi a festeggiare la Festa della Donna con due maschi trentenni in tuta che guardano la Juve e si prodigano in lamentele e versi in un’elfica e sconosciuta lingua? No, dico, come si fa?? Si fa come ogni anno: non si da particolare importanza a questa giornata. Non per spocchia, né per polemica.

La verità è che a me l’8 Marzo non mi ha mai detto più di tanto. Mio babbo non ha mai portato la mimosa alla Mutti e Chef, che è sempre stato un signore, non ha mai mostrato particolare sensibilità per questa ricorrenza. Nè io ne ho mai pretesa, sinceramente. Ho sempre preferito un rispetto duraturo. E i fiori adoro riceverli, ma per S Valentino o per l’anniversario di fidanzamento/matrimonio ecc. Insomma, per qualcosa che sia da festeggiare insieme. Non sono mai uscita con le amiche per guardare dei manzi sculettanti in perizoma (e non ho mai avuto amiche così cerebrolese da andarci, a vedere uno spogliarello per l’8 marzo). Sinceramente, preferisco Chef e il Messicano sul divano che si scambiano grugniti di disapprovazione guardando il calcio. Ma anche di brutto eh.

La verità è che mi piace da matti la donna che sono diventata. Mi piace fare qualcosa di bello per mio marito; fargli trovare la cena pronta la sera, alzarmi dieci minuti prima al mattino e preparare il caffè e il pane e il latte per fare colazione insieme, chiacchierando e augurandoci buona giornata. Mi piace occuparmi di mio figlio, fare mille cose insieme e farle quasi tutte bene. Per lui, per le sue necessità, per il suo bene. Prima del mio. Mi piace il mio lavoro. Mi piace essere sposata. Mi piace essere apparentemente così piccolo borghese e nascondere dietro questa lieve patina di apparenza una personalità dirompente, imprevedibile, controcorrente.

Le etichette, le feste comandate, le prese di posizione per partito preso, l’anticonformismo a tutti i costi, il femminismo della domenica li lascio a chi ha voglia -e soprattutto tempo- di riempirsi la bocca e la vita di superficialità e inconsistenza.

E questo non significa che domani, se dovesse arrivare Chef con un mazzo di mimose, lo butterò nel cesso o sentirò offesa la mia femminilità. Anzi. Vorrei solo che tutti smettessero di riempirsi la bocca di cazzate e guardassero ai veri problemi.

Tipo che molte donne non riescono ancora a gestire figli e lavoro, nel 2012. Tipo che ancora troppe donne sono vittime di violenze, stalking, abusi. Tipo che spesso e volentieri una donna sente ancora il bisogno di doversi giustificare con il compagno, per il fatto di stare a casa tutto il giorno a badare alla casa e ai figli. Come se fosse un cazzo di passatempo, star dietro ai figli e a una casa. L’emancipazione non è mostrare un tatuaggio inguinale in prima serata. Quello rimane il mestiere più antico del mondo, che qualcuno glielo dicesse, a Belen.

Lo posso dire?

Mi sento più emancipata e alla pari io, sul divano con sti due adorabili trogloditi a commentare Bologna-Juve, che queste semi donne post moderne.

 

8 Risposte a “di mimose, emancipazione post moderna e rutto libero.”

  1. stessa sintonia…
    stamattina uno dei miei colleghi giovani mi ha portato un cioccolatino tutto giallo
    ho ringraziato sinceramente e me lo sono mangiato
    solo che non sarò io a sollecitare nessuno per avere fiori o chissà cosa
    che alla fine essere donna è frutto di un lavoro di tutti i giorni, l’importante è capirlo

  2. E io sono d’accordo con te.
    Belen secondo me è mercificazione del corpo della donna allo stato puro.
    Ed è “grazie” a donne come lei e a “uomini” che vogliono le donne così se ancora siamo qui a parlare di come sarebbe un mondo ideale per le donne.
    Ossia profondamente diverso da quello in cui viviamo.
    Vabbè.

  3. Se il blocco dello scrittore che non sono non mi avesse colta all’improvviso avrei potuto scriverlo io questo post. Quoto ogni singola parola, senza modificare nulla.

  4. Il mio babbo non ha mai portato mimose a nessuno per questione di principio, essendo l’8 marzo anche il suo compleanno 😀
    Io comunque continuo a non considerarla una festa, bensì una commemorazione. La chiamo “Giornata Internazionale della Donna, non “festa della donna”. E se ho voglia di serata patata (ovvero di divertirmi con le amiche, serata tra donne ecco) non ho per forza bisogno di una ricorrenza qualsiasi! 😛
    Potrebbe essere, ma anche no, ecco.
    Un besito! :*

  5. @Biancamora: grazie ! 🙂
    @Not: a me niente cioccolatino, che sono a dieta.
    @Mirti: ecco. su Belen mi fermo alla citazione “entomologa”, altrimenti mi scaldo tipo termovalorizzatore e non è il caso 🙂
    @Valentina: 🙂
    @Charlotte: io ho appena scoperto che la storia delle operaie morte in fabbrica è un falso storico. Ma a parte ciò, le donne bisognerebbe amarle e celebrarle sempre in quanto esseri umani, sempre. Lo stesso vale per i maschietti. 🙂

  6. mi è piaciuto un sacco, questo post. Perchè avrei potuto scriverlo io. E perchè sono felice che qualcuno la pensi come, e si comporti come me, con il proprio marito. Spesso quando dico alle mie amiche o alle colleghe che cucino per mio marito o che gli preparo la colazione, non perchè lui mi constringa ma perchè a me fa piacere farlo, mi guardano come se fossi una povera pazza, perchè no, nel 2012 le donne devono emanciparsi lui si può benissimo arrangiare blablablablabla…girl power blablablablabla…. mi fa picere che ci sia ancora qualche donna come me. 🙂

    1. infatti non è una questione di emancipazione ecc, ma semplicemente di fare qualcosa per qualcuno a cui tieni. Che sia il fidanzato, la tua amica, tuo figlio o tua madre… vedere felici le persone che vivono con te ed essere in parte la causa dell’armonia che c’è fra voi beh, è impagabile. Il girl power è un’altra cosa, molto più seria del “stirati le camice da solo”, ecco.
      🙂

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