Killing in the name of…

…cantava il buon Zach de La Rocha…

è sempre così. Quando decido che non riuscirò ad aggiornare per qualche tempo, va sempre a finire che in qualche modo qualcuno o qualcosa mi faccia girare immensamente le palle. Mentre mi mangiavo le mie uova al tegamino sola soletta nel mio tinello tristanzuolo e spoglio ecco che il tiggì mi comunica che oggi cominciano gli europei di calcio, evento contestato a gran voce dal Femen e anche – e giustamente- dagli animalisti. Pare che gli ucraini non siano stati proprio delicati nel risolvere il problema del randagismo nelle loro strade in vista dell’avvenimento sportivo. La cosa mi intristisce molto, ma mi meraviglia molto poco. Per le Olimpiadi di Pechino nel 2008 i cinesi trasferirono in modo coatto o, per citare la Not, deportarono intere famiglie che vivevano dove dovevano sorgere le infrastrutture sportive. Claudia mi conferma che in Sudafrica, per i mondiali del 2010, tutto sembrava pulito e in ordine. Un po’ come quando hai ospiti a cena e per nascondere il marasma che hai in casa butti tutto alla rinfusa in uno sgabuzzino e lo chiudi con un catenaccio enorme, per riaprire la porta solo quando tutti se ne sono andati. Invece sui social network, manco a dirlo, è partita la solita protesta collettiva del “boicottiamo Euro 2012 perché è un europeo insanguinato”.

Parliamoci chiaro: io li stimo, gli animalisti, TUTTI. Il rispetto degli esseri viventi è per me un valore fondamentale e prioritario, che insegnerò a mio figlio sempre. Quindi la critica non è per chi  si batte per i diritti degli animali. ANZI.

La critica è verso i media. Che siano i giornali, la tv, o facebook, c’è sempre un’informazione pilotata a monte. E a me sta cosa comincia a rompere parecchio i coglioni. In Siria ogni giorno vengono trucidati donne e bambini. Stragi perpetrate con una violenza inaudita in tutto il globo terrestre vengono trascurate perché probabilmente non sono abbastanza cool per creare una coscienza collettiva. Mai che io abbia visto un gruppo contro l’infibulazione in Africa, o contro i massacri in Siria oppure contro gli aborti coatti in molti paesi del sud-est asiatico (hai una femmina nella pancia? bene, abbattila e mettiti a fare un maschio, stronza. In alcuni paesi è così e sì, cazzo, siamo nel 2012 e forse i Maya non hanno tutti i torti, cazzo). Non si parla di tante, troppe cose. Non ci si informa, non si spendono 2 minuti per cercare di crearsi uno spirito critico indipendente, è questo il guaio. E non mi venite a dire che è perché non avete tempo, che vi prendo a roncolate nei denti: io lavoro, bado a un figlio, a un marito e a una casa (adesso a 2 case) e ho tempo per informarmi, quindi il tempo se uno vuole lo potrebbe anche trovare.

Il punto è che è così bello sentirsi in pace con la propria coscienza: fare la raccolta differenziata, comprare mobili o vestiti sostenibili, sentirsi green, mangiare bio, leggere un giornale di sinistra, andare a un paio di mostre di arte contemporanea, dare il cinque per mille a un’associazione benefica e mille altre cose, sono quasi sempre solo palliativi per noi stessi. Tenere gli occhi aperti su quello che succede nel mondo, senza distogliere lo sguardo da tutto il male che c’è intorno a noi è molto più difficile. Non è bello sentirsi miserabili, ma è necessario: per crearsi uno spirito critico immune dalle mode e da quello che “fa notizia”.

Sganciamoci da tutto quello che gli altri ci dicono di fare. Dai programmi che ci dicono di vedere, ai vestiti che dovremmo indossare, al cibo di cui dovremmo nutrirci. Prima di fare una cosa o di prendere una posizione, poniamoci la più semplice e atavica delle domande:

perché?

le cose, improvvisamente, prenderanno tutta un’altra sfumatura di grigio che non avremo mai immaginato esistesse.


10 Risposte a “Killing in the name of…”

  1. io sto su FB sempre di meno…il fatto è che tutti quei “condividi!” mi fanno imbufalire che io non piglio ordini da nessuno, figuriamuci da qualcuno che manco conosco
    che se ci sto cazzeggio, che tutto mi sta diventando pesante, le notizie che leggo (che ne leggo anche troppe) mi intristiscono, il lavoro arranca, non il lavoro, i pagamenti che qualcuno li strafulmini siamo pieni di lavoro che non pagano
    eppure i fatti del mondo mi interessano e mi indignano oltremodo
    sono morte e muoiono migliaia e migliaia di persone in Sudan e nessuno ha detto “a” e quello che succede in Siria è scandaloso
    certi giorni ho la testa così piena che magari è questo che tiene incollato l’ago della bilancia (raccontiamocela và :-))
    e mi incazzo oltremodo con chi aprla senza sapere, solo perché “ha sentito dire…”
    uff…scusa los fogo ma mi sa che oggi ci girano all’unisono 😉

  2. Ciao è la prima volta che scrivo sul tuo blog ma ti leggo da un pò. Il tuo post mi ha fatto riflettere, io sono una “animalista” convinta e, sì, boicotterò queste cavolo di partite non vedendole (tanto non gliene fregherà niente a nessuno se non le guardo, e il calcio per giunta non mi piace). Anch’io, quando leggo ciò che succede in Siria o altrove mi chiedo: ma perchè pensi di salvare cani e gatti e non ti muovi per donne e bambini? Perchè, paradossalmente, nella nostra società non è possibile: leggo delle atrocità contro i bambini in Siria e sto male, se potessi prenderei il fucile e ammazzerei chi se ne rende responsabile, ma poi, semplicemente, non posso. Se vai sui siti che si battono per i diritti civili puoi esprimere la tua indignazione, supportarli con la tua solidarietà ma poi…basta. E questo basta mi fa star male. Così, continuo a cercare di salvare cani e gatti, almeno quello me lo lasciano fare. Il resto no.

    1. Ciao Graziella, benvenuta e grazie del tuo commento 🙂
      Il mio post era contro i media e contro chi si fida ciecamente dei media, come se la tv o i social network fossero i nuovi oracoli.
      Io stimo molto chi si batte per i diritti in generale (umani e animali non fa differenza, sempre diritti sono). Mi infastidisce l’informazione pilotata e la mancanza di spirito critico. Quando su fb o su twitter leggo cose tipo “agli ucraini li sterminerei come hanno sterminato i cani randagi” un po’ mi cascano le balle, sinceramente. Quelli non sono animalisti, ma invasati. E sono gli stessi che nel 2001 manifestavano con la bandiera della pace alla mano contro la guerra in Afghanistan stimando il terrorismo contro gli USA. Chi risponde alla violenza con la violenza mi infastidisce: e spesso ho notato che questo atteggiamento è tipico di chi si ferma all’informazione di facciata e non approfondisce (troppa fatica forse? eh sì).

      1. Eh si, hai ragione. Il problema allora però è l’ignoranza: chi si fa un’idea di come va il mondo solo dai social network o dalla televisione vuol dire che non legge. I giornali, per esempio. Sono media anche quelli, e alcuni fatti bene. Ma in Italia non abbiamo il più alto tasso di analfabetismo di ritorno d’ Europa? Forse il problema è proprio questo. A volte penso che tedeschi, olandesi, finlandesi e insomma il nord europa abbiano ragione a non volerci: stiamo anocora discutendo su divorzio breve, coppie di fatto e diritti dei gay. Fermi al secolo passato. Su tutto. Che vergogna.

        1. Ne parlavo proprio oggi a pranzo con mio padre: siamo così attaccati all’ideale che “benpensante va sempre bene”, da aver perso la capacità di riflettere. Insomma: spesso dire la verità ci fa essere scomodi o impopolari. Però è così che dovrebbe essere. E purtroppo i giornali sono molto snobbati: io non conosco molte persone che li leggono. E il risultato, purtroppo, si vede.

  3. Hai ragione, io però più che di capacità di riflettere parlerei di capacità di analizzare, che presuppone un lavoro attivo del cervello: leggere, informarsi, farsi un’ opinione personale e non “massificata”. Insomma, farlo lavorare. Sono stata fortunata: ho avuto due genitori che sul lavoro del cervello dei figli hanno puntato tutto (e non sulle “cose materiali da dare”) e insegnanti meravigliosi, che dell’analisi critica fecero un obiettivo del loro insegnamento.
    Mi rendo conto però che ragionare con la propria testa,essere spesso controcorrente , con la maggior parte delle persone non paga: ecco perchè frequento poca gente, e spesso mi trovo meglio con cani e gatti.

    1. di sicuro i cani e i gatti fanno meno arrabbiare di certa gente e il loro affetto è sincero e spassionato, simile a quello dei bambini.
      Ci sto provando, a vedere il meglio in ogni cosa, altrimenti come faccio a insegnare a mio figlio a starci, in questo controverso mondo?

  4. volontario in canile da 5 anni. mi occupo dei vecchietti e dei meno fortunati, che nessuno vorrà mai e finiranno i loro giorni in gabbia. le immagini delle stragi di cani sono un colpo al cuore, ma la violenza non si ferma ai confini dell’ucraina. cani denutriti, picchiati, riportati in gabbia dopo un paio d’anni da proprietari semplicemente annoiati. cani impiccati così, per scherzo, perché è una bella sorpresa per i volontari.
    io li boicotto questi europei di merda, anche se non serve a niente. perché l’odore dei cani ce l’ho addosso, e l’odore di quei cani morti e buttati in fosse comuni mi sembra di sentirlo.
    boicotto, nel limite del possibile, i prodotti testati sugli animali. ho gioito alla notizia dei cuccioli di green hill liberati. ma quei cartelli “i prodotti testateli sui carcerati e sui vostri figli” sono un insulto all’intelligenza e alla dignità umana.
    non si risponde alla violenza con la violenza.
    l’estremismo mi fa paura in ogni campo.
    fine dello sfogo, scusami.

    1. non scusarti, hai centrato in pieno il punto. L’estremismo e l’ignoranza sono da temere e contrastare sempre e comunque: che si parli di cani, di mucche, di api operaie o di esseri umani. Io ho sempre avuto animali intorno, quando abitavo in campagna e sono la prima che condanna chi uccide o maltratta gli animali così, perché non ha niente di meglio da fare.
      Da un regime che incarcera e maltratta un ex primo ministro donna non mi aspettavo niente di diverso da quello che ho visto riguardo ai cani randagi. A me sta gente fa paura, e tanta.

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