del magico potere del fare

e niente. C’è che mi sono rotta le scatole di aspettare il momento giusto alla finestra. C’è che a forza di aspettare di avere più tempo per me, di essere meno stanca e di cogliere il momento giusto è andata a finire che sono ancora qui, con un romanzo che aspetta dal 2008 di essere scritto per davvero, con un blog che non ha una direzione, con troppi kg sul girovita e con una specie di perenne insoddisfazione che no, non è affatto un caso che si stia manifestando così prepotentemente tutta in una volta.

C’è che a forza di aspettare che arrivi il tuo momento, poi quello arriva per davvero e tu rimani lì come un’oca nel guazzo e lo guardi scorrere via mentre ti fa pure il dito medio.

C’è che se muovevo il culo quando era ora, forse in questo momento non solo aveevo un romanzo da mandare in giro, ma sarei anche stata più motivata e carica e soddisfatta e un sacco di altre cose che non tendono a rosicare il fegato alla gente.

C’è che mai come ora ho odiato la mia indolenza. mai come ora ho fatto appello a tutta la mia tenacia e alla mia forza di volontà per accendere il mac e scrivere di quanto mi detesti per aver sprecato tutto questo tempo. Sì perchè se vado a leggere indietro vedo che sono anni che dico di volere tornare a scrivere, di voler riprendere in mano le mie passioni e invece ogni giorno mi invento una scusa nuova per non fare, per crogiolarmi nell’autocommiserazione e nella lagna totale.

E adesso però mi sono rotta le palle. Pardon il francesismo, ma son sempre stata più portuale che contessina. Adesso sono qui, a sedere sul latto, circonadata da libri, taccuini, penne e casino e anche se mi fa male la schiena perchè scrivo in una posizione da denuncia (domani mi organizzo con una scrivania, che se no faccio la fine del Leopardi nazionale), sono qui che scrivo, che leggo e che compilo liste di pro e contro.

Faccio cose.

faccio, soprattutto.

Non penso di fare. Faccio.

Scrivo, leggo, faccio tardi.

Domani avrò gli occhi gonfi, le palle girate e forse mal di testa. Ma sarò soddosfatta perchè sarò stanca per aver atto qualcosa che mi piace.

Devo fare i conti con la realtà: ho due figli piccoli, un lavoro part time, una casa da tenere più o meno in riga e questa grande passione che è scrivere (e leggere, di conseguenza). E fino a che non inventano le proroghe per le canoniche ventiquattro ore giornaliere, mi tocca stringere i denti, ridurre le ore di sonno e trovarmi una nicchia di tempo per me. Non posso aspettare di averne a bizzeffe come una volta, o di rimpiangere tutte le occasioni in cui ne avevo eppure l’ho sprecato: piangere sul latte macchiato (cit.) non è mai servito a nessuno.

E però sono qui. Con la gobba e le occhiaie e un bellissimo romanzo da finire.

e tanta tanta tantissima voglia di #fare.