Il teatro dell’ignoranza.

Life’s a Stage, diceva il buon Will Shakespeare: la vita è un palcoscenico. Ognuno di noi ha a disposizione infiniti modi per essere o meno protagonista attivo e brillante della propria esistenza. C’è chi lo fa egregiamente, chi mantiene un profilo basso e si accontenta e chi invece la fa sempre fuori dal vaso.

Oggi ammettevo a Claudia su facebook il fatto di essere una persona piuttosto intollerante: non posso farci niente, non riesco a farmi scivolare le cose addosso, a dirmi “massì, chi se ne frega, il mondo è bello perchè è vario”. Cioè, a volte lo faccio, ma ci sono situazioni in cui mi è davvero impossibile. La gente mi fa incazzare, e sono davvero convinta che il problema non sia sempre e solo mio.

Facebook, twitter e co sono mezzi di comunicazione potentissimi, che uso e che apprezzo molto. Non sono una che demonizza le novità perchè ne è spaventata, né mi comporto come quei finti alternativi che “no, noi i social no, che sono per gli sfigati dozzinali”. Ma vaffanculo, radical chic da strapazzo: se qualcuno verrà al tuo vernissage d’autore è grazie anche al tam tam mediatico di questi potenti mezzi, quindi scendi dal banano e vai a fare il figo nel 1879, ok?

Però il rovescio della medaglia è che tutti possono dire quello che pensano, anche quando il pensiero in questione sarebbe proprio da censurare. L’ho già scritto diverse volte, che il pregio-difetto del web è proprio la sua insindacabile democrazia. E ripeto, questa cosa è insindacabile: ci mancherebbe che la gente non possa pensare e scrivere liberamente ciò che vuole. Il fatto è che io ci credo sempre, nel genere umano e spero ogni volta che quando la minchiata è di dimensioni cosmiche uno se ne renda conto da solo. Invece no, cazzo. Nove volte su dieci la gente su facebook perde un’occasione perfetta per starsene zitta. Vedo girare link e condivisioni di puttanate tali da farmi seriamente dubitare dell’intelligenza di certe persone. Vedo gente che si mette “mi piace” a quello che ha appena scritto, o che si retwitta da sola. E a me verrebbe voglia di scrivere qualcosa, tipo “guarda che sei imbarazzante”, poi lascio perdere. Anche perché non sono affari miei.

Da quando ci sono state le elezioni, tutti sono esperti di politica. Siamo seri: dell’elezione del Presidente della Repubblica non gliene era mai fregato un cazzo a nessuno. E invece quest’anno tutti lì, a twittare freddure, a condividere status o vignette pesudo satiriche (perchè “pseudo”? perché non fanno ridere. punto.), tutti a credersi dei politologi consumati. C’è gente che conosco che ha votato PD “perchè erano i meno peggio” o che ha votato il M5S “perchè così li mandiamo a casa tutti” o che ha rivotato di nuovo Berlusconi, “per non darlo a Monti, che è colpa sua se c’è la crisi”. Tutte frasi che ho sentito con le mie orecchie, in giro, nelle sale d’aspetto, in banca, tra conoscenti. C’è gente che non ha nemmeno idea dei punti dei programmi della rappresentanza che ha votato. Scagliarsi contro i grillini o difenderli a spada tratta è diventato lo sport nazionale: come tra innocentisti e colpevolisti, c’è chi è diviso tra Grillo sì e Grillo no, c’è chi crede che tra i partiti convenzionali e il Movimento 5 Stelle ci sia una barricata, una filosofia di vita, un mondo a parte. Ho parlato con un po’ di gente tra i 30 e i 40 anni di politica e mi sembrava di parlare con la mia povera nonna, che viveva con la filosofia del meno peggio. Alla terza domanda un po’ più incalzante li vedi che tentennano, che non sanno un cazzo di niente. E non mi sto riferendo solo a chi ha votato il M5S.

Adesso è cool parlare di politica. Così come è prassi dare la colpa di tutto alla crisi. Oddio, sarebbe da imbecilli negare la crisi, perchè c’è e in alcune zone morde davvero duro. Ma ho sentito gente che caga soldi da mane a sera inveire contro il governo tecnico. Persone che sanno meno di niente che blaterano di economia, gente che tutta convinta scrive cose tipo “all’Italia servirebbe una bella dittatura, altroché Grillo!” Ecco, io a questa gente chiederei di leggersi un po’ di cosette sulle dittature. Non vi fermate solo (si fa per dire) a Nazismo e Seconda Guerra Mondiale, scavate un po’ di più, leggete cosa succedeva in Cambogia con Pol Pot, cosa è successo dal 1992 al 1996 a Sarajevo, cosa sono stati capaci di fare i militari cileni sotto Pinochet. Scavate, informatevi. Leggete cosa succcede ai bambini, agli omosessuali, ai diversi, alle donne, durante i periodi di dittatura e nazionalismo sfrenato. Poi forse ne possiamo riparlare, brutte teste di cazzo.

Purtroppo, mio caro Will Shakespeare, tante volte la vita diventa il palcoscenico di un’ignoranza becera e vergognosa.

Sì, sono intollerante.

Però sono un’intollerante che si informa e che cerca in tutti i modi di evitare di parlare a sproposito.

Ah, un’altra cosa: dato che oggi è la giornata mondiale del libro, fatevi un favore: leggete di più e scrivete di meno, che la concorrenza è già abbastanza spietata così, tra gente che è in grado di farlo.

 

6 Risposte a “Il teatro dell’ignoranza.”

  1. I miei preferiti (come bersagli da investire con l’auto)? “Condivido questa puttanata a prescindere che sia vera o no, nel dubbio…”
    Dio dammi la pazienza, ‘ché se mi dai la forza… 🙂

  2. Come (appunto su FB) diceva Willy Wonka: “Ah si? ci vorrebbe di nuovo il Duce? Dai, dimmi come si stava tu che c’eri e che l’hai vissuto” o qualcosa del genere.
    Anche riesco a resistere a stento quando vedo:
    – foto del Duce con scritte esaltate sul fatto che lui si, che si sapeva prendere cura del suo popolo
    – varie politiche, solitamente notizie bufala o leggende metropolitane (tipo che Prodi e’ Darth Vader)
    – foto di I phone 5 che, siccome non sigillati, se condividi la pagina te lo regalano (ma certo, aspetta pure davanti alla cassetta della posta, eh)
    – foto di donne ignude o coppie in atteggiamenti provocanti e scritte fuxia “io sono cosi, fragile ma forte, sensibile ma guerriera, e nessuno mi potra mettere in piedi in testa, perche vivo con passione” o varie altre su queste donne belle dentro, eh, mi raccomando.

    Dunque, agree.

    1. l’ultima che hai citato è da brivido.

      Le peggiori sono le foto dei bambini malati di cancro. Ma che cazzo, ma la gente non si vergogna a condividere la foto di un bambino che sta male? Anche se c’è scritto “mi chiamo Lulù e ho 27 mesi e ho vinto io”, cazzo metti a fare la foto? Almeno per i bambini, un po’ di rispetto.

  3. Cara Lauretta, come hai ragione! Purtroppo l’ignoranza e la pigrizia nell’informarsi regnano sovrane (ma secondo me è colpa della scuola, che non insegna e non abitua a leggere: tra l’altro moltissimi in internet scrivono con errori di grammatica da far paura!). Però questo riprendere, seppur in modo così superficiale, a parlare di politica, io lo vedo come un segnale positivo. Per troppo tempo la maggior parte delle persone se ne era disinteressata, e guarda che risultati. Ora almeno se ne parla, e comunque è un inizio.

    1. Sì, anche secondo me la scuola ha una grossa fetta di responsabilità. Non tutti i ragazzini hanno la fortuna di avere genitori che si informano e che li aiutano a fare altrettanto, tipo i miei. E se l’unico modo che hanno per farsi un’idea di cosa succede nel mondo è il web poveri noi. Internet è meraviglioso, io lo adoro: ma bisogna saperlo usare. Se sei capace di informarti, se hai spirito critico, se ha una buona base (che deve arrivare da altrove, non dall’informazione da bar di facebook), allora internet diventa uno strumento potentissimo per arricchirti come persona.
      Diversamente, il risultato ce l’abbiamo sotto gli occhi.
      Purtroppo.

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