Cars

No, non sto parlando del film. Titu è ancora troppo piccolo per andare al cinema.

Oddio, è vero che lunedì l’abbiamo portato al concerto di Caparezza (se l’è dormito tutto, a volte temo che sia finto) e che a tredici giorni di vita s’è fatto il suo primo aperitivo (bere un prosecco mentre allatti tuo figlio non ha prezzo), però insomma… per il cinema mi pare prestino ancora.

No, il titolo è riferito a una riflessione leggermente più introspettiva. Ma non troppo eh, tranquilli.

Oggi mentre tornavo a casa in macchina dal lavoro con Titu comodamente spaparanzato nel suo seggiolino stra-tecnologico (memo per il futuro: scrivere un post riguardante la difficoltà del genitore a relazionarsi con l’attrezzatura nanoide), m’è venuto in mente un pensiero tristemente vero, che mi ha conseguentemente fatta sentire tristemente vecchia, ovverosia: “cazzarola, mio figlio non guiderà mai in vita sua una macchina con cambio manuale!” Cioè, tra diciotto anni non voglio nemmeno immaginare che razza di macchine riusciremo a produrre (spero vivamente con meno emissioni), ma senza dubbio non sarà più obbligato a sottostare alla regola frizione-cambiamarcia-daigas.

Che tristezza infinita.

Non solo perché se togli il fatto di cambiare le marce, tutto il concetto di guida stessa viene svilito (pardon, ogni tanto vien fuori il maschiaccio che c’è in me), ma soprattutto perché tante altre cose, che hanno fatto parte del mio quotidiano, sono destinate a sparire.

Probabilmente tra diciotto anni non ci saranno più nemmeno i libri in carta stampata. Stesso discorso per le fotografie: a che pro svilupparle se puoi guardartele direttamente su un album digitale? Quindi tutto quello che mi ha fatto e mi sta ancora facendo compagnia nel corso della mia esistenza è destinato ad andare a riempire lo scatolone dei ricordi?

Eh, probabilmente sì.

Credo che il momento in cui ti accorgi che stai diventando adulto sia proprio quando cominci a cercare la sicurezza negli oggetti. Di lì a rimanere arroccato nelle tue posizioni obsolete il passo è, credo, brevissimo.

Vorrei che per me non fosse così. Questa è une delle cose per cui mi sono sempre dimostrata molto critica verso i miei genitori, il non voler lasciare evolvere le proprie idee, la paura del cambiamento, l’attaccamento a tutti i costi alla staticità. Vorrei che dalla mia bocca non uscisse mai il tanto odiato “ai miei tempi si diceva/si faceva/ si credeva”. Perché fino al mio ultimo giorno di vita, vorrei che “i miei tempi” fossero quelli che sto vivendo in quel momento. Si ok, mi piangerà un po’ il cuore nel vedere Titu che si legge “Guerra e Pace”  sull’ipad. Ma alla fine chistracazzosenefrega, conta che lo legga. La letteratura, così come la musica e ogni forma d’arte, cambia solo veicolo d’espressione nel corso degli anni, ma la sostanza rimane quella.

Sempre che quei cazzoni dei Maya non c’abbiano preso, perché allora il problema nemmeno si pone.

Ciò detto, non mi resta che augurarvi buon ferragosto. Domani arrivano i cugggggini di Roma e si prospetta un weekend ridanciano e scanzonato all’ennesima potenza, sapientemente innaffiato di buon vino bianco. Possibilmente ghiacciato.

Non fate i bravi e per favore, se venite in vacanza qui cercate di divertirvi senza rompere troppo le palle, ok?


		

3 Risposte a “Cars”

  1. le foto sono un tasto dolente
    perché ogni tanto tiro fuori la scatola con le foto dei miei da giovani dentro e me le guardo
    non credo faremo lo stesso con quelle digitali

  2. PS : quello che ho scritto dimostra che io sono palesemente più vecchia di te ahahah

  3. di sicuro non le tireremo fuori da una scatola di latta… ma la sottile nostalgia di guardarsi indietro credo che la vorremo provare sempre, anche su formato digitale 🙂

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