Romagna mia: ovvero la campanilista che c’è in me.

Sabato, dopo mille millenni di arresti domiciliari, scazzi cosmici e giornate fredde e piovose passate con la fronte incollata alla finestra e un’espressione da due novembre stampata in faccia, finalmente era caldo. Non quel timido tepore primaverile che appena vai all’ombra percepisci 10 gradi in meno e ti arriva la folata di vento bastardo e la sinusite ce l’hai quasi garantita, no. Era caldo per davvero. Cioè, venti gradi tipo.

Titu ha provato sulla sua pelle cosa significa essere figlio nostro quando fuori si sta bene.

Tipo che si è usciti di casa alle tre e si è rientrati (a malincuore) verso le otto. Infilandoci in mezzo pure un aperitivo all’aperto.

Mi sentivo come se fossi ritornata da un lungo viaggio. E Rimini non mi era mai sembrata tanto bella.

Il Corso era invaso e straripante di pasta boys vestiti peggio degli Emo di Zelig (ma che minchia di moda gira tra gli adolescenti? Chi è lo stilista, Beetlejuice?), ma anche di giovani genitori con carrozze, ovetti e passeggini sempre più simili a navicelle spaziali (seguirà a breve un post sul tipo di passeggino: ho scoperto che svelano moltissimo il carattere di una persona), ragazzini in bicicletta, giovani attivisti politici con il loro chioschetto per la raccolta di firme, i due liocorni…insomma, non mancava proprio nessuno.

Mi piace Rimini, ci avrei sempre voluto abitare e da quando sto con Chef mi sono sentita un po’ adottata da questa città antica, movimentata e godereccia.

Che insomma, diciamocelo: in Romagna sappiamo fare bene bene bene tre cose: andare in moto, divertirci e mangiare.

Infatti chiunque aveva un mezzo su due ruote sabato l’ha preso su e ci ha fatto un giretto. Chiunque, anche il novantenne munito di Ciao e casco integrale.

E Chef rosicava in silenzio, pensando a quando aveva la moto, glielo si leggeva in faccia da due km.

Bramavamo così tanto un aperitivo all’aperto che non siamo riusciti ad aspettare oltre le cinque e un quarto. Manco i tedeschi in estate vanno a bere così presto…

E siccome ogni tanto la romagnola che c’è in me viene prepotentemente fuori e si fa sentire in tutto il suo campanilismo, ieri, che era domenica, che Titu dormiva e che tanto fuori il tempo era orrendo sono stata a letto io?

Ma vuoi scherzare?

Mi sono alzata alle otto e mi sono messa a fare una cosa che se non sei nato qui (o non hai una nonna di qui), non ti verrebbe mai in mente di fare. Per fortuna.

Ieri mattina ho fatto la sfoglia. La pasta all’uovo, sì. Quella delle lasagne, delle tagliatelle o dei tagliolini.

A mano, senza impastatrice e macchina per stenderla.

Come fa la mia Mutti, insomma.

Ora.

Possono fare mille pubblicità accattivanti, fighissime e ammiccanti. Possono mettermi anche il bel Giorgetto Clooney nudo che mi arrotola i cannelloni di pasta industriale e mi garantisce che sono buonissimi.

Non ci sono cazzi per nessuno, fatta a mano è una cosa che va fuori dalla grazia del Signore.

C’è dietro una ricetta che si tramanda di madre in figlia da generazioni, dal modo di impastarla al modo di stenderla, al come fare per tagliarla e che purtroppo si perderà a favore dei cibi pronti e veloci.

Si sta già perdendo in effetti, le mie amiche non si sognerebbero mai di fare la sfoglia a mano. Fai una gran fatica e ti maledici perché potevi startene sotto le coperte con il tuo uomo a dormire o anche a far altro…

Io però a mia figlia (se mai ne avrò una) glielo vorrei insegnare. Perché vorrei che provasse quel senso di appartenenza così forte e così bello che ci lega a questa nostra terra, almeno una volta nella vita.

Che, campanilismo a parte, diciamocelo: basta farle una volta o due, nella vita, le lasagne. Per tutto il resto, c’è il negozio di pasta fresca all’angolo. 😀

Ma se proprio ci volete provare, perché siete curiosi e anche un po’ masochisti, la ricetta la trovate qui.

4 Risposte a “Romagna mia: ovvero la campanilista che c’è in me.”

  1. la sfoglia è una di quelle tre/quattro cose che sono fiera di saper fare
    non benissimo, lo ammetto, che la bravura si acquisisce allenandosi e io ahimè la faccio troppe poche volte
    e l’aperitivo alle cinque e mezza? dilettante…
    in Veneto iniziano con gli spritz alle quattro del pomeriggio, visto con questi occhi e provato col mio fegato…che per quando è ora di cena saresti pronta per il letto…
    gli adolescenti si vestono in maniera assurda anche da noi, tristi e scuri…peggio per loro 🙂

  2. la sfoglia di nonna, che bello: anche io la faccio ogni tanto e non voglio perderla. (e cmq quella pronta è buonissima)
    e rimini è un posto bellissimo
    firmato: una marchigiana “alta” 🙂

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