Rimacinata di grano duro e di italiano medio

E niente, oggi sul web parlano tutti di boicottare la pasta Barilla perchè pare che nientepopodimeno che il suo patron, monsieur Guido Barilla in persona si sia scomodato a dichiarare alla Zanzara su radio 24 che nelle loro pubblicità ci sarà spazio solo per la famiglia tradizionale, a scapito di quella gay. E il qualunquismo, come era prevedibile, si spreca che è una meraviglia. E che l’Italia è un paese mentalmente terzomondista (facciamocelo un giretto nel terzo mondo a vedere cosa fanno alle donne o agli omosessuali, poi se ne riparla), che dove andremo a finire, che da oggi basta, compriamo solo De Cecco o Voiello, che questa mentalità è da combattere finché avremo fiato in corpo, che l’omofobia è una piaga dilagante e che i gay vanno tutelati.

Ora.

Intanto i gay non sono dei panda. Sono persone con una mente e 4 arti, camminano in posizione eretta, parlano, interagiscono con i loro simili. Sono esseri umani come noi. Uno può essere una brava persona ed essere gay e può essere una merdaccia ed essere gay. Non è una diversificazione della specie e non è una qualità né un difetto essere omosessuali. Tutti i finti alternativi radical chic della mia fava (per restare in tema) che scassano le palle da stamani intasando facebook e twitter con sta menata della Barilla sono i primi che non si rendono conto di emarginare in una bella gabbia dorata gli omosessuali. Quindi: datevi una svegliata e scendete dal banano. Tutti quanti.

Non so se è un’impressione unicamente mia, ma ultimamente mi sembra molto demodé essere a favore di concetti o valori per così dire tradizionali. Il matrimonio, la famiglia convenzionale, il crocifisso nelle scuole, e in genere la difesa di valori sani e comunque innocui non va molto di moda. O meglio, non va molto di moda dire ad alta voce che si è a favore di queste cose. Ehi voi, ve lo dico piano in un orecchio: tenere a certi valori così “tradizionali” non significa disprezzare chi non la pensa come noi. Essere sposata con un uomo e avere un figlio non implica automaticamente il fatto che odio gli omossessuali, o disprezzo chi convive e fa una famiglia fuori dal matrimonio, o che non tollero la presenza degli islamici nelle scuole. Anzi, io mi sento molto più tollerante e aperta della stragrande maggioranza di questi fighetti 2.0. E non mi vergogno a dire che sì, mi sono sposata in chiesa, che sì, ho battezzato mio figlio e che sì, mi piacerebbe che frequentasse la parrocchia quando sarà più grande perché è un ambiente tendenzialmente sano a cui io ho legato dei bei ricordi di quando ero una ragazzina. No, non mi vergogno ad essere tradizionale. Perché sono convinta che solo chi conosce molto bene e ama molto le sue origini possa trasmettere ai suoi figli e a chi gli sta intorno tolleranza, apertura verso il prossimo e voglia di confrontarsi con chiunque.

Il problema è che l’italiano medio, da sempre, fa un gran casino e si ferma al primo strato delle cose. Io me lo immagino sempre in salotto, seduto su una di quelle poltrone marroni con i braccioli un po’ consumati e lo schienale alto e un po’ liso, che legge il giornale. E, dato che è l’italiano medio, legge solo i titoloni e, quando si sente particolarmente ricettivo, l’editoriale e un paio di trafiletti. E poi purtroppo succede l’italiano medio va anche a votare e i risultati cazzomerda li abbiamo visti tutti quali sono stati.

Insomma.

Se Guido Barilla nella sua pubblicità degli spaghetti preferisce metterci la mamma, il babbo e 2 figli che si magnano gli spaghetti al pomodoro non significa che ce la debba avere per forza con i gay e allo stesso modo se Ikea nel suo spot mette una famiglia alternativa non è così automatico che tutti quelli che lavorano per il brand svedese siano a favore delle unioni omosessuali. Però loro sono più cool: sono nordici e fanno pubblicità fighissime e aperte a tutti. Poi mettono il cavallo con gli steroidi nelle loro polpette che diamo ai nostri bambini. Ma loro possono, perché amano i gay.

Ma vaffanculo và.

11 Risposte a “Rimacinata di grano duro e di italiano medio”

  1. Io non so. Sono d’accordo con quello che scrivi, ma non con tutto. A me, per esempio, la famiglia della Barilla mi e’ sempre stata sul culo da quando l’ho vista per la prima volta. Con quei genitori non solo improbabili, ma impossibili, visto che non arrivano ai 28 anni (a vederli) ma hanno figli di 15. Per carita’, di bambine incinte e’ pieno il mondo. Ma con quali soldi si sono comprati quella casa meravigliosa? Spettacolare? Che cazzo di lavoro fanno, pieni di soldi, con due figli e una casa del genere? Lei non puo’ lavorare, chiaramente. O, se lo fa, lo fara’ part time, visto che si e’ tirata su due figli che manco era maggiorenne. Naturalmente, nella vita normale, non avrebbe nemmeno finite una scuola professionale, incinta e senza soldi, ma nella pubblicita’ della pasta avra’ pure fatto il liceo e avra’ anche un dottorato, e sara’ una donna manager in carriera.
    Diosanto, lasciamo perdere. Che e’ anche grazie a queste false immagini di famiglia perbene che hanno ipnotizzato mezza Italia, da vent’anni a questa parte.

    Peraltro io invece no, non ritengo un “valore sano e innocuo” un crocifisso in un’ aula di una scuola pubblica (quelle private facciano un po’ come gli pare, anche se mi brucia il culo pensare che gliela pago io, mezza retta, a chi vuole mandare i suoi figli dalle suore, quando la nostra scuola pubblica langue e muore in un mare di debiti). Anch’io ho degli ottimi ricordi dei tempi dell’oratorio, 30 anni fa. Ma, visto quello che vien fuori negli ultimi anni, starei ben attenta a mandarci mia figlia. O, quantomeno, terrei le antenne ben dritte (scusa, ma dopo Canada, Inghilterra, Irlanda, USA, adesso sto seguendo il processo per violenze sui bambini negli ambienti cattolici australiani, dale scuole agli scout…non sai cosa…).
    Insomma, io sono molto felice che nella classe di mia figlia non ci sia il crocifisso, ecco. Visto che lei e’ Cristiana protestante, e nella sua classe ci sono musulmani, atei, cattolici, ebrei e alter due o tre religioni.
    (e mi pare che l’Italia sia uno stato laico, ma mo’ me lo vado a rileggere).
    PS: comunque io, da buongustaia quale sono, quella pasta li’ non la mangio da almeno dieci anni. Fosse solo per la pessima qualita’ del grano e della lavorazione. Una delle peggiori sul mercato, obiettivamente. Ho sempre sognato che fallisca. Significherebbe che il gusti della gente si stanno raffinando.
    Per il resto, d’accordo. 😉

    1. Pensavo che ormai fosse chiaro che quello di cui parli nella prima parte del post sia solo una cosa: marketing. Pubblicità. Ragazzi, cazzo, pubblicità, la stessa che in tempi poco sospetti proponeva dolci fanciulle con scomodi corsetti bere Cocacola su un’auto che corre veloce, per fare un esempio.

      I valori che esportiamo all’estero sono pur sempre quelli: il sole, la famiglia, la tavola imbandita, la mamma italiana che cucina per tutti (sempre meglio che l’immagine della spazzatura a Napoli, politici che limonano duro, la mafia e compagnia cantando, no?).

      La famiglia della Barilla non è -ovviamente- una realtà, non abbiamo scoperto l’acqua calda figlioli.

      La famiglia della Barilla è solo un’ utopia.

      Enormi case ben illuminate, famiglie felici, amici che ridono, non è quello che esiste nella realtà, è quello che vorremmo avere tutti, perché cazzo, ci hanno cresciuti così, ed anche se la sera siamo devastate dal lavoro, dalla palestra, dai figli, sotto sotto ci sentiamo un po’ famiglia-Barilla pure noi.

      La famiglia della Barilla sono i valori e la visione di quel brand.

      Poi… la gente non compra Barilla perché è buona. Compra Barilla perché costa poco rispetto a marche migliori, è facile da trovare ovunque nel mondo, ed in cambio ti da la sicurezza di un grande marchio conosciuto da generazioni.

      Ora, secondo te (con tutte le tue ottime ragioni) o secondo chiunque si sia messo a fare la guerra ad un brand solo perché lo fanno tutti e fa molto radicalstocazzochic, un marchio che ha così tanto seguito a livello mondiale, in un tempo di crisi, dove ci si appiglia alle *tradizioni* anche più beote pur di stare a galla, può ribaltare da un giorno all’altro tutto questo perché gli alternativi fanno i capricci?

      Non so.

      p.s: no Laura, su una cosa concordo, di sti tempi il pupo in parrocchia solo se conosci ancora bene l’ambiente!

  2. PS: vivo all’estero da dieci anni, e agli stranieri non gliene puo’ fregar di meno della mamma italiana che serve la pasta in tavola. Comprano la Barilla, purtroppo, perche’ e’ quella che si trova piu’ facilmente, al prezzo piu’ basso (chiediamoci invece come mai, costa cosi’ poco, e con quale grano la fanno), e va bene anche per chi di pasta non ne capisce mezza. E, per quel che mi riguarda, quando all’estero mi chiedono che pasta comperare e’ sempre la prima che sconsiglio.
    In Germania (come in Italia, suppongo) ci sono una marea di padri divorziati, che quando sono con i loro figli la pasta gliela cucinano e gliela servono loro, in tavola. Qui a Johannesburg non ne parliamo, che la migliore amica di mia figlia ha due papa’ (uno dei due, tra l’altro, e’ figlio di italiani emigrati qui prima che lui nascesse).
    Mi sa che gli unici a cui interessa la famiglia e lo stile di vita “da Mulino Bianco” son proprio gli italiani. Ma nessuno ha detto loro di non continuare ad essere cosi’ come sono, mi pare. 😉

    1. Tolto il fatto che io ho *solo* viaggiato molto, e la “tradizione italiana” è stata portata anche da questo genere di pubblicità, ed incuriosisce ed a volte affascina pure, ma va beh, io non vivo all’estero quindi la mia opinione non conta 😉 quello che intendevo fra le righe è che allora:
      “boicotta intimissimi perché la modella in perizoma non pesa 300 kg e non è asiatica. Jabba de Hutt in infraculo farebbe sentire tutte più lusingate”.

      Capisci l’assurdità del discorso?

      Ragazzi, scendiamo dal pero: è pubblicità.

      Non è mai la causa di omofobia, anoressia, sticazzi.

  3. Ciao Laura, questa volta i sento di rispondere. Vivo all’estero, e davvero per me trovare i pacchi barilla sugli scaffali dei supermercati mi faceva sentire un po’ a casa, come il caffe lavazza e l’acqua ferrarelle, ma ancora di piu.
    Per carita’, il fatto che non sia la piu pregevole e’ vero, che non usino materie prime da urlo, ma qui davvero (e in italia credo anche? ? altre qualita sono davvero molto, molto care, e bisogna pur fare i conti con le proprie tasche (e su questo ci sarebbe da aprire una parentesi – voragine: mangiare bene, ma bene davvero, non e’ per tutti, soprattutto se non si ha il tempo di fare a casa).
    Oggi mi sento anche io in contrasto con le parole di Barilla, non perche lo si debba obbligare a mettere la famigliola nera – gay – asiatica – obesa nelle pubblicita, se non vuole, ma perche il suo discorso e’ da tipico italiota. La mamma ai fornelli (e sono d’accordo che abbiamo altre priorita ora, pero’…), la famiglia tradizionale…e ti parla una etero, che si sposera in chiesa nel 2015, che prega e legge il Vangelo, che vuole dei bimbi e li battezzera’. Il discorso di Barilla, soprattutto fatto da un pluridivorziato (ah, pero li va bene, le DUE famiglie che ha sono tradizionali? e ripeto, nulla contro il divorzio), mi ricorda i divorziati del family day, gli ex premier che vanno dal Papa in visita la sera dopo una “cena elegante”. Io sono fiera di essere italiana, e ne amo le tradizioni, ma tutto sembra essere sempre ricoperto da una patina di moralismo.
    La famiglia gay e’ una famiglia, per me, ela stessa dicitura “tradizionale” ha poco senso. Famiglia e’ una coppia che si ama, e’ bambini felici, e’ nido e protezione.

    1. @per tutti: vi rimetto queste righe di Gramellini, sulla Stampa di stamattina. E non perché non abbia voglia di rispondervi, ma semplicemente perchè esprime il mio pensiero molto meglio di come saprei metterlo giù io :
      “…La logica sacrosanta del politicamente corretto impone infatti di scagliarsi contro ogni offesa alla sensibilità delle minoranze. È che stavolta non si riesce a scorgere tanto bene l’offesa. Soltanto la scelta di un’azienda di concentrarsi sul «target» – la famiglia tradizionale – a cui immagina di vendere i propri spaghetti. Una decisione ovviamente opinabile, ma ispirata da valutazioni commerciali, non politiche o morali. Così come ispirata da valutazioni commerciali è stata la scelta opposta di Ikea, che ha spalancato le porte dei suoi spot ai gay anche per suscitare scalpore e simpatia, assegnando al proprio marchio una patente d’avanguardia.

      L’indignazione è un’energia rara e preziosa che con l’esperienza si impara a sprecare il meno possibile. Non sarà una reclame del Mulino Bianco a discriminare i gay, e nemmeno la cocciutaggine nel chiamare i genitori «mamma» e «papà» anziché «genitore 1» e «genitore 2» come pretenderebbe qualche originalone. Le campagne per cui vale veramente la pena di indignarsi (e di battersi) riguardano i diritti degli omosessuali, la loro possibilità di accudire il compagno malato, ereditare, sposarsi, adottare, vivere liberamente l’amore. Il resto è solo un intermezzo pubblicitario. ”

      Ecco. Io intendevo questo.
      Che la Barilla sia buona o no, che usi OGM o no, che stia sulle palle per motivi personali o no, non mi interessa perché non era l’oggetto del mio post.

      Ps. per quanto riguarda la storia del mandare i figli all’oratorio: solitamemte un discorso del genere lo si sostiene quando si frequenta una parrocchia: non è che mollo mio figlio lì e vado via tranquilla perché è una parrocchia. Lo stesso vale per la scuola, per le attività sportive ecc.

  4. Scusate il commento in ritardo, prima di tutto. Ma ci tengo a farlo, perchè credo che quello che ha detto il sig. Barilla sia grave. Non perchè “insulta” i gay, che, sono d’accordo con Laura, si possono difendere benissimo da soli e non devono essere una specie protetta, ma perchè riflette la società benpensante, immobile, conservatrice e anche molto ossessiva che ormai siamo. Lui ha necessità di rappresentare un modello di famiglia assolutamente ipocrita (grazie Claudia per il tuo bellissimo intervento, sul quale concordo pienamente) perchè così vende. Se rappresentasse una famiglia alternativa venderebbe meno. Punto. La sua pragmaticità è encomiabile (e infatti ci ha costruito una fortuna), e i radicalchic, concordo, non hanno capito una mazza. Ciò che trovo gravissimo è che per vendere di più in Italia si debba rappresentare una famiglia così, al di là del target economico (bella villa, cucina da 5.000 euro solo a vederla, ecc.), con bambini vestiti, puliti, buonissimi alle 7.00 di mattina, mamma ineccepibile che non lavora e serve in tavola (gli uomini non hanno le manine no, eh, in Italia no), ecc. ecc. La pubblicità ormai (ed è una tragedia, lo so) crea dei desideri, dei sogni, cui poi i consumatori si adeguano. Ecco, se l’italiano medio si adegua a un sogno così siamo messi davvero male. Perchè la famiglia può (deve) anche essere una casa incasinata, magari un pò sporca perchè è meglio portare i bambini fuori che pulirla ossessivamente (ma quante italiane puliscono in modo ossessivo? la maggior parte), in cui si mangia seduti sbilenchi, si litiga, si fa rumore. E magari si parte strombazzando in ritardo su una macchina di una vita fa. Ma ridendo, forte, chè la vita è anche (e soprattutto) un bel casino. Chi vuol mangiare Barilla faccia pure, ma non è per me. Da una vita fa.

  5. P.S. A me il crocefisso fuori dalle Chiese dà molto fastidio. E’ un simbolo religioso, cui approcciarsi pregando (se si è religiosi), con il massimo rispetto. Sbattilo in Comune, e ci sarà gente arrabbiata che ci bestemmia sotto, senza vederlo, o a scuola, dove magari altre etnie lo maledicono, e toglierai valore a lui e alla religione. Vogliamo difendere i nostri valori (ma quali sono poi???), mettiamo la bandiera italiana. Punto.

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