Quality Time

Thank God it’s Friday.

Si perché ci aspetta davvero un gran bel weekend e perché vorrei archiviare questa ennesima settimana impegnativa il più in fretta possibile. Che tolta la breve parentesi olandese non è che si rifiati molto spesso noialtri. Che va tutto bene, finché al lavoro c’è così tanto da fare c’è solo da leccarsi i gomiti e Titu è uno spettacolo da guardare e con cui giocare. Ma alla sera ci arrivo letteralmente sui gomiti. E tra lavatrici da stendere e stirare e la casa da mantenere a livelli sanitari socialmente accettabili il tempo per me, anzi, per me e Chef, è poco. Ma ce lo facciamo bastare con la consapevolezza che c’è chi farebbe carte false per essere nella nostra situazione e che comunque la cosa importante è vivere al meglio il tempo che si passa insieme.

É sempre stato il nostro vero punto di forza, il quality time. Quando Chef era ancora veramente uno chef e non c’era praticamente mai vivevamo ogni minuto come se fosse stato l’ultimo. In estate, il solo poter stare assieme una mezz’ora era grasso che colava da tutte le parti. Di andare a cena fuori da giugno a ottobre non se ne parlava e il mare lui non lo vedeva nemmeno da lontano. Vivendo con i miei, i primi due anni della nostra storia sono stati parecchio difficili, ma ci hanno fatto vedere tutto in prospettiva. La distanza forzata ha gettato le basi per quella che è stata, e che è, la storia più bella, complessa, difficile ed emozionante della mia vita. Sentire la mancanza fisica di una persona che ami sapendo che in realtà quello che vi separa è “solo” la differenza dello stile di vita e non centinaia di km, non è facile. Soprattutto quando la storia è all’inizio e tu non vorresti smettere mai di stare assieme all’altra persona. É stato un sacrificio immenso a volte, che ci ha fatto capire che il nostro legame andava oltre certe difficoltà e che quello che davvero contava era il come si stava assieme e non solo il quanto. I sacrifici non spaventano, se ami qualcuno e vengono ripagati. E l’ho capito una notte a tarda ora, a venticinque anni appena compiuti e un monolocale inaugurato da poco, mentre fumavo una marlboro medium in mutande e t-shirt sul divano più scomodo del mondo e lui sonnecchiava in un groviglio di lenzuola stropicciate in quello che all’epoca era solo il mio letto. Che era lui quello giusto e che non ci sarebbe potuto essere nessun altro. Che era con lui che volevo continuare a vivere il resto dei miei giorni. Che era da lui che avrei voluto un anello e una promessa un giorno o l’altro e che era con lui che avrei voluto mettere al mondo un figlio. Che senza di lui, tutto quello che avevo avuto fino a quel momento, avrebbe avuto una sfumatura e un significato molto diversi. E che grazie a lui, riuscivo a vivere ogni istante fino in fondo, a tavoletta e con il fiato corto.

E dopo la convivenza, un matrimonio e un figlio è ancora così. E forse anche meglio. E non mi interrogo sul futuro perché non voglio mai rovinarmi l’effetto sorpresa, ma so dentro di me che in un modo o nell’altro lui ci sarà. A modo suo, certo, ma ci sarà. Lo so come sapevo chiaramente che era lui l’uomo della mia vita e non mi sbagliavo. Ci sono cose che a parole non si spiegano, per quanto uno si sforzi e per quanto la nostra bella lingua ci fornisca tanti strumenti per provare a farlo. Certe cose si possono solo vivere e lasciare che ci vivano a loro volta.

Lui è una di queste. Anzi, noi.

Have a nice weekend and enjoy life.

 

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