Män som hatar kvinnor

Ieri mi è capitato di leggere questo. E niente, ci sarebbe molto poco da aggiungere, che la Gabanelli non è una giornalista, ma la giornalista, per me. Fa riflettere, quell’articolo e non solo riguardo allo schifo inaudito che viene comunemente tollerato in un paese che si dichiara democratico e di cui pochi credo conoscano la vera entità, ma piuttosto perchè lancia come sempre il guanto della sfida al lettore, solleticandone lo spirito critico.

Faranno una legge che porterà il suo nome, ma le cose cambieranno? Cambierà la mentalità misogina e aberrante che dilaga non solo in India, ma in tantissimi altri posti? Perché non serve andare così lontano eh, che se ci fermiamo a riflettere un attimo anche qui, in questa civilissima Italia tante, troppe donne sono vittime di violenza. E da tante, troppe donne purtroppo ho sentito fare commenti del tipo “beh, se vai in giro in minigonna alle due di notte un po’ te la vai a cercare…”. Non di troppo tempo fa è lo scandalo che ha investito un parroco ligure che aveva esposto in bacheca un testo non proprio carino nei confronti delle donne e del femminicidio.

Io non ce la faccio. Giuro che volevo parlare d’altro, volevo scrivere qualcosa di leggero e ironico e tagliente, così tanto per farvi passare dieci minuti di svago dopo una giornata magari un po’ pesante. E però niente, mi girano troppo i coglioni.

Mi girano i coglioni perchè c’è ancora troppa gente che considera le donne una proprietà o, nella peggiore delle ipotesi, una merce di cui disporre a proprio piacimento. Mi girano perché non è tollerabile che in India si consideri sacra una vacca ma se una donna viene stuprata non può dire il suo nome o viene disonorata. Lei, capito? non la merda che l’ha violentata, no. Lei. Ah già scusate, se l’è cercata. Ma soprattutto mi girano perchè dentro di me so che la mia è una causa persa, che è un lottare contro i mulini a vento, che non verrà mai il giorno in cui una donna che cammina da sola di sera si sentirà finalmente al sicuro. Ma io non la smetto di martellare, di rompere le palle a tutti, di sviscerare argomenti, di predicare e insegnare il rispetto non solo verso le donne, ma verso gli esseri viventi in generale.

Che è ora di smetterla, di vivere nel controsenso: bisogna scrollarsi il torpore di dosso e analizzare le cose per quelle che sono. Non ci si può indignare per lo stupro di Dehli e nello stesso momento odiare la ragazzina di etnia rom che ti chiede l’elemosina ala fermata dell’autobus. Non ha senso andare a fare volontariato se poi non si parla con un parente stretto. Non vale amare gli animali e odiare le persone (troppo facile cari miei: gli animali sono come i bambini, è impossibile non amarli, siamo capaci tutti a essere buoni così e a sentirci a posto con la coscienza). Non si possono fare distinzioni tra una violenza e l’altra, tra una razza piuttosto che un’altra: l’odio è l’odio ed è impietosamente equo.

Personalmente io mi sono davvero stancata di tutto questo relativismo che non da nessun frutto se non quello di confondere le idee a tutti e distogliere l’attenzione dalla verità. é questo che cerco da una vita: la verità, pura e semplice, in tutte le cose. E mi sono data l’obiettivo di perseguirla, sempre. E se questo mi rende poco simpatica me ne farò una ragione: ma io non voglio più accettare compromessi. Non voglio una legge con il nome di quella ragazza, voglio che vengano stuprate meno donne. Non voglio più sentire discorsi del tipo “non ho niente contro i gay (ma ci potete mettere tutto quello che vi pare: neri/rom/lesbiche ecc…), ma non augurerei a nessuno di esserlo perché poi sei diverso dagli altri e la tua vita è più difficile”.

Io non so chi è che ha deciso i parametri di normalità e diversità. Ma se lo becco vi giuro che lo invito a cena, lo faccio bere un po’ e poi lo costringo ad ascoltare tutta la discografia di Gigi d’Alessio.

Ma tutta eh.

ps. per il titolo del post: google è vostro amico, chiedete a lui.

 

2 Risposte a “Män som hatar kvinnor”

  1. da persona sovrappeso constretta a comprare solo in determinati negozi ti dico che sì, la discriminazione esiste – per quanto la si possa negare – OGNI sacrosanto giorno
    che a me sia chiaro non me ne importa una beata fava di comprarmi i jeans in un negozio piuttosto in un altro ma il paragone l’ho fatto volutamente, perchè, paradossalmente, anche una con una 50 non trova da vestirsi come una con una 44
    pensa se poi andiamo oltre…
    c’è molta confusione in giro e io come te mi sono detta che se non piaccio a tutti non me ne importa la beata suddetta
    e che mai e poi mai lascerò che qualcuno in mia presenza dica una delle scemenze alle quali accennavi, titpo che certe donne se lo meritano
    che poi per assurdo se io sono una che si diverte a darla in giro non vuol dire che debba essere stuprata, anche se vado in giro in minigonna
    c’è troppa ignoranza in giro e troppa misoginia…a partire dalle quote rosa, orribile meccanismo secondo il quale le donne debbano essere tutelate come i panda
    basta và…che scrivo un post invece di un commento 🙂

    1. ahhhh, le quote rosa! anche io le considero discriminanti per principio. Allo stesso modo dei “pacs” o dei riconoscimento delle unioni gay: le persone sono persone, punto. Dietro la facciata del “tutelare i diritti” bene e spesso ci vedo una ben celata discriminazione e i diretti interessati molto spesso non se ne accorgono.

      Riguardo alle donne: io perdo le speranze quando sento frasi o giudizi così stupidi e impietosi uscire proprio dalla bocca di altre donne. Non ne usciremo mai, se per prime ci mettiamo alla gogna le une contro le altre.

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