Keep calm and…where is the coffee gone?!

17986233

Definire questa ultima settimana come piena credo sia piuttosto riduttivo. Fortunatamente Ale ha ripreso ad andare alla materna con regolarità e questo mi permette di avere un’oretta di tempo libero in pausa pranzo, in cui solitamente faccio il punto di quello che devo fare la sera, quando metto i nani in stand-by. Si perchè chi ha figli lo sa: i bambini piccoli non si mettono a dormire, ma in stand-by. In carica, come lo smartcoso. Questo significa che il planning della serata deve essere studiato anche considerando l’emergenza aggiornamento di uno o di entrambi (leggi: se gli gira male la banana e non dormono, o si svegliano per la qualunque). Insomma, sono finiti i tempi in cui la sera dopo cena staccavo i collegamenti con il mondo e scrivevo senza pensieri. L’incognita nanide, mista al mio sonno arretrato è sempre dietro l’angolo. E quindi faccio come posso, per ora reggo bene il colpo e vado avanti a caffè, tisane, litri e litri di acqua minerale e dita incrociate. Mangio poco, il che mi rende più produttiva. Se vado avanti così entro l’estate avrò pronto almeno uno dei tre progetti letterari che ho in mente e sarò pure ritornata al mio peso forma.

E mi sto anche aggiornando sui programmi per revisione dei testi, che mi è tornata la smania di tradurre, complice anche forse il corso di letteratura americana seguito lo scorso autunno dalla mia libraia di fiducia tenuto da Nicola Manuppelli, che è uno che il traduttore lo fa di mestiere e ci mette una passione che non credo sia da tutti. Almeno io, quando ho frequentato l’università per traduttori, non ne ho vista così tanta. Ed è pure scrittore (questo l’ho scoperto in seguito) ed è bravo. Ve lo consiglio il suo romanzo, si chiama Bowling (Barney Edizioni): lo sto leggendo adesso e mi prende davvero davvero tanto.

Insomma, sono più in fermento di un fusto di birra rossa artigianale. Credo di aver reso abbastanza l’idea.

Infatti vi dico ciao ciao, che devo finire di scrivere il quarto capitolo di #goranguardailmare (lo metto con l’hashtag perchè non so se sarà il titolo definitivo. probabilmente no, faccio pena con i titoli). Ma ho un post in canna su quello che sta agitando gli animi collettivi nelle ultime settimane. Un post che parla di diversità, di paura, di minaccia e di inclusione. Soprattutto di inclusione. Perchè per come la vedo io, un mondo migliore di questo qui, così bigotto, piccolo e aggressivo è possibile. Basta crederci, nella gentilezza. E basta respirare, far defluire la paura inesistente che quotidianamente ci provano a iniettare in ogni modo e con ogni subdolo mezzuccio, per capire che nessuno minaccia nessuno, che nessuno è diverso e che quando qualcosa è fuori dall’ordinario, non significa che dobbiamo temerla ma che anzi può solo essere una fonte di confronto, arricchimento e valore. Di questo voglio scrivere, di quanto sia meraviglioso accogliere e di quanto invece abbaiare, inveire e chiudersi a riccio non porti altro che a una vita piccola, gretta e triste.

Ma adesso ho un romanzo da continuare. Vogliate scusarmi. Torno presto.

Laura