Croceristi per Caso

E succede che la sera prima di partire per un viaggio ti venga un po’ l’ansia da bagagli. Che tanto qualcosa te lo dimentichi di sicuro (tipo il tuo spazzolino e i pantaloni lunghi per tuo figlio, ad esempio), perché stare a pensarci tanto su?
E poi il viaggio in macchina fino al porto sembra non finire mai. E hai gli occhi pieni di luce e le mani un po’ che ti tremano, mentre cerchi le carte d’imbarco nello zaino. E poi va a finire che riesci a salirci davvero davvero, su quel mostro enorme; una balena bianca d’acciaio che a guardarla ti viene un po’ di paura…
E quando parte e te ne stai sul ponte c’è qualcosa che ti prende proprio dentro, appena tra lo sterno e la bocca dello stomaco: uno sciame di farfalle che si agitano dentro, alle mani un formicolio e un sorriso sereno a incresparti le labbra: insieme alla salsedine e al mare, ti sembra di respirare la libertà stessa. Ti scende giù per la gola e ti arriva diretta al cuore, esplodendoti dentro. E lo sai che non ti lascerà più e che non potrai più farne a meno: il mare, se ce l’hai dentro, ti fa così. Puoi stargli lontano una vita intera, ma prima o poi, se sei quello giusto, lui ti acchiappa.


E sulla nave, un po’ per quell’atavico senso di aggregazione che fa parte dell’uomo e un po’ perché sei in vacanza e ben disposto verso tutto e tutti, va a finire che conosci sempre qualcuno di estremamente gradevole. Come le persone al nostro tavolo al ristorante, con i loro sorrisi e i loro bimbi appena più grandi di Titu, o Gialnuca e Marta, da Pordenone con la risata sempre lì pronta a venir fuori e un figlio che sembrava un angelo biondo e buffo. Che andava bene e spesso e volentieri a finire che la sera ci si beccava a poppa per una birretta e quattro chiacchiere e tante risate. Si spera di beccarci presto, che s’è stati davvero bene con loro.
E osservi anche tantissima altra gente, anche perché i primi due giorni sono solo di navigazione e di tempo per guardarti attorno ne hai a non finire: i siparietti pietosi al buffet, una scenata di gelosia di una ragazza al fidanzato sul ponte, gli italiani che in vacanza se non urlano e non si fanno localizzare dopo due secondi non stanno bene. Non serve mica il gps, per trovare un italiano: basta che tendi l’orecchio. Il 90% delle volte è quello che urla. Tanti bambini che sguazzano felici in piscina. Tanti anziani che si godono al meglio il tramonto della loro vita, con un martini di dimensioni faraoniche a bordo idromassaggio.
Non c’è niente da dire: l’umanità è sempre bella da osservare e da conoscere, da qualsiasi angolazione la si guardi.

E poi il secondo giorno finalmente attracchi a Mykonos. E non scendi, che fa troppo caldo e poi finisce che il nanetto si scioglie… ma anche restando sulla nave, l’isola ha un che di fascinoso: casette intonacate di bianco e finestre azzurre, un mare e un cielo limpidi da togliere il fiato.

Invece a Corfù, vuoi per esperienza acquisita, vuoi perché tutto il giorno sulla nave ci si rompe un po’ le palle e si rischia di diventare seriamente alcolizzati, siamo scesi. E direi che abbiamo fatto bene, è davvero un posto carino, pieno di vicoli, sole e spezie. La Grecia, turistica e anche un po’ troppo battuta forse, ma capace di rivelarsi incantevole nelle piccole cose.

Anche se era lei, lei sola che volevo vedere.

E ne è valsa la pena.

Dubrovnik si inerpica su per le sue scalinate: caparbia, altera e bellissima. Non ci credi che una ventina d’anni fa le mani ossute di una guerra assurda erano arrivate a strisciare sulle sue mura. Respiri un’aria diversa qui: il nuovo si fonde con l’antico e i negozi di souvenir quasi danno fastidio. La vera Dubrovnik è una signora che vende lavanda e rosmarino nella piazza del mercato, è un gatto indolente che ti guarda sornione e non ti dirà mai veramente quello che pensa, è una fortezza imponente che però ti lascia intravedere angoli di paradiso.


è una terra magica, che trasuda storia e tradizione. Che ti guarda da sotto le ciglia, come una bella donna e che sa di erbe aromatiche e di pane appena sfornato. La sua gente la riconosci anche in mezzo ai turisti; perché è schiva e la senti parlare una strana lingua: un po’ strascicata e stanca, ma piena di fascino e mistero.

E poi il penultimo mattino succede che tuo figlio si sveglia presto e tu manco te ne accorgi. Con un occhio mezzo chiuso e l’altro tappato lo vesti, tiri giù la tua dolce metà dal letto e vi trascinate tutti a fare colazione. Per scoprire sul ponte che l’alba è passata da poco e che piano piano, quasi a non voler svegliare la città che dorme, affacciata sulla laguna, state attraccando in uno dei porti più importanti del mondo. Il sole la bacia appena e i turisti non hanno ancora invaso i suoi vicoli stretti e pieni di scale. C’eravamo già stati e andarci con un bimbo nel passeggino è da pazzi scriteriati. Ma non saremmo stati noi.

E alla Serenissima non si può non fare un saluto.

Tornare, nonostante la fatica di gestire un bimbo piccolo e nonostante non ci siamo praticamente mai rilassati completamente, resta sempre molto difficile. Saremmo stati a zonzo un altro po’, ecco.  Con un bimbo piccolo è una mazzata: gli stravolgi la vita e le abitudini e all’inizio non la prende benissimo. Ma poi si abitua, si stabilizza e si rilassa. E quando comincia a ingranare ben benino, porco cane è già ora di tornare a casa. Ma lo rifarei, tutta la vita e anche un po’ di più…


3 Risposte a “Croceristi per Caso”

  1. I miei genitori hanno fatto una crocira quest’anno, ma loro col giro Napoli – Genova – Marsiglia – Barcellona e poi non so cos’altro… ma la loro credo fosse una crociera di quelle senza bambini.

    Dev’essere un’esperienza bellissima vedere tanti posti diversi in pochi giorni e con tanti confort e vizi. Io non credo la farò mai, perchè temo il buffet 24 ore su 24.

  2. la crociera non rientra tra le vacanze che farei, non tra quelle imminenti insomma
    mi dà come un senso di claustrofobia, anche se so che gli spazi sono enormi
    e forse sarà anche perchè un po’ il mare lo temo
    però so che una cosa me la perdo : una fauna incredibilmente veriegata 🙂

  3. @Cup: alla fine la cosa del buffet ti va subito al cuore. anche perchè di fare a botte per 2 uova fritte non ha un gran fascino…
    @Not: io prima di avere figli non ci avrei mai pensato di farne una… la fauna merita, fidati 🙂

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