carpe diem e poche pippe

Mentre guardavo una replica di Pan Am (si, guardo le repliche dei telefilm che ho già visto, come mia nonna) in cui le quattro ganzissime hostess se la spassano allegramente a zonzo per Parigi mi sono sentita più triste di una caccola secca attaccata sotto un banco di scuola. Di quelle vintage che trovavi a settembre e come minimo erano lì ad aspettarti dall’anno prima, non so se ho reso l’idea.

Perché, vi chiederete voi.

eh.

Perché sono bloccata in casa e fuori è caldo, soleggiato e gradevolissimo. Perché amo essere mamma, ma non c’è un attimo della mia giornata in cui posso fare qualcosa da sola. Per farvi capire: mio figlio mi segue anche in bagno e se lo lascio fuori come minimo fa scoppiare la guerra dei mondi tra tutti i mobili del salotto. Non potrei vivere più senza lui accanto a me, l’amore che si prova per un figlio è qualcosa di viscerale e profondamente inspiegabile. Ed ogni mamma lo vive a modo suo e nessuna mamma è meglio o peggio di un’altra. Tutte noi facciamo degli errori e spesso conquiste microscopiche agli occhi degli altri per noi sono più importanti di una vittoria alle olimpiadi.

Però ci sono momenti in cui la mi manca quella spensierata individualità che in una giornata di sole ti fa prendere la bici e ti fa fare un giro di due ore sul lungomare con l’ipod a palla e zero pensieri in testa. Che ti fa fantasticare davanti al pc a tarda sera cercando un volo low cost per due in una capitale europea a casaccio, che una vale l’altra, basta fare una valigia alla svelta e prendere e andare. Che al sabato sera ti fa chiudere gli occhi con la consapevolezza che il giorno seguente lo passerai interamente a letto, in un groviglio di lenzuola, tenerezza e sesso sfrenato con qualche brevissima interruzione per sbranarti l’intero frigorifero.

Per fortuna sono momenti brevi, che durano il tempo di metterli nero su bianco qui o sulla mia moleskine nera. Li apprezzo però tantissimo, perché mi ricordano, nei momenti di sconforto, che è anche grazie a loro se sono una mamma serena, rilassata e che ha sempre voglia di giocare e divertirsi col proprio figlio. Che non lo sgrida ogni tre per due, che non gli dice ad ogni momento che “questo non si fa” , che non si imparanoia se mi scrive sui muri o sul divano. Tutta la mia vita di prima, fatta di sano egoismo, di occasioni colte al volo, di errori forse giganteschi, di emozioni forti vissute come se non ci fosse un domani mi rende una mamma contenta di essere esattamente come è. A volte pensare al proprio benessere e scegliere determinate cose in base alle proprie esigenze ripaga anche a lungo termine. Litigare con i propri vecchi, combattere per la propria indipendenza, difendere le proprie convinzioni nonostante viaggino su binari paralleli a chi ci ha cresciuto costa fatica, ma fa bene alla salute, soprattutto in vista di un figlio. Ho smesso di scendere a compromessi con tutto e tutti quando ho realizzato che vita di merda mi stavo per scegliere, diversi anni fa. Che se ci penso ancora ho i brividi alle volte, soprattutto perché mi ci stavo lanciando a piedi pari e convinta come un pompiere da sola eh, mica mi costringeva nessuno.

E quindi, la sintesi di questo pomeriggio che per l’ennesima volta passerò tra le quattro mura domestiche con l’animo abbastanza sereno è: non sempre essere accondiscendenti ripaga. Siate egoisti (senza nuocere al vostro prossimo, ovviamente) e godetevela, sempre. A qualsiasi età, sia che siate studenti, neolaureati in cerca di lavoro, neosposi o neoconviventi, neogenitori o ottuagenari. L’età non conta: la vita è una e questa abbiamo: non ci sono seconde possibilità accertate, indipendentemente da quale sia il vostro credo religioso e che ne abbiate uno. Ogni singolo momento vale la pena di essere vissuto con passione e interezza. Anche quando il vostro neonato urla in preda alle coliche gassose, anche quando avete le tasche dei jeans strapiene di fazzoletti affollati di germi e moccio non vostri, anche quando i reumatismi vi trattengono dal fare i tre gradini che vi farebbero andare al circolo a giocare a carte con i vostri vecchi amici. Le giornate che ci siamo buttati alle spalle non ce le abbuoneranno come la spesa alla Coop; tanto vale prenderla così come viene e tirarci fuori il meglio, sempre.

Cominciamo io e Titu, che ci passeremo in casa anche tutto il weekend e che probabilmente finiremo ad attaccare davvero le caccole ai muri per passare il tempo.

Il meglio di questa nostra degenza forzata è questa canzone, che ascoltiamo a nastro sull’Iphone e che ho chiamato “La canzoncina del buonumore” . Lui la chiama solo “tu tu tu tu tu” facendo su e giù con la testa. Ho creato un mostro, mi sa 🙂

Something In the Water

Have a nice weekend.

 

9 Risposte a “carpe diem e poche pippe”

  1. Sono rientrata dall’ospedale in pieno preiodo pre-natalizio, in cui ogni personaggio dello showbiz ti fa credere che tutto sia possibile.
    Mi fermavo a guardare una Clerici, una Blasi o simili e mi si iniettavano gli occhi di sangue al pensiero che loro, nonostante i figli, riuscissero a fare quel che volevano e io non riuscivo a dormire più di 2 ore di fila.
    A quel punto il mio mantra è diventato “comunque vada, si riesce a riprendere la propria vita e senza rinnegare le proprie scelte”.
    Possiamo ancora prenotare un aereo facendoci guidare dal cuore, bisogna solo organizzarsi due lire in più. E finiremo un giorno che saranno i nostri figli a dirci “levatevi dalle palle, che qui ci penso io”.
    Non ti nascondo che sembrerà sia esplosa una bomba ma vuoi mettere?

    1. finirà che appena saranno autonomi li spedirò fuori di casa a calci nel sedere! 🙂
      sarà che io sono andata via di casa presto (e per disperazione), ma l’idea di avere i miei figli (perché ne farò altri 2, prima o poi) attorno dopo i 25 anni mi fa venire i brividi. Poi mai dire mai nella vita… ma spero di non dovermi ricredere. Soprattutto per il loro bene: stare a casa con i genitori dopo la maggiore età fa male alla salute 😉

  2. Hai proprio descritto benissimo quello che provano molte madri! Per me il problema maggiore, rispetto alla mia, di madre, é che io *so* cosa vuol dire essere indipendente economicamente e soprattutto libera di fare ció che voglio quando ne ho voglia. Le donne, fino ad una cinquantina di anni fa, venivano educate all´essere mogli e madri, e assolutamente non libere. Noi no. Io, poi, che ce l´ho avuta anche tardino, e sono praticamente sola con lei, via da eventuali nonne/zie/cugini…beh, ogni tanto ho proprio dei cedimenti. Lei lo sa, sa che non deve sentirsi in colpa per niente, che la adoro, ma che spesso, per la vita che abbiamo scelto, di tanto in tanto la mamma deve ricaricare le batterie. E, siccome la casa é una (e pure piccola), lei ha imparato a giocare da sola e lasciarmi riposare o leggere o stare anche solo in silenzio nella mia camera, per un poco (usavamo il contaminuti per il forno, pensa te). E vedo che fa molto bene anche a lei, imparare a stare da sola. Tra tutto ció che hai scritto, quello che mi manca di piú, comunque, é proprio l´essere da soli io e mio marito, anche solo per un giorno (e una notte). Ammetto che invidio chi ha i nonni o gli zii vicini.

    1. io sono cresciuta praticamente da sola fino ai sette anni: i miei lavoravano tanto e i miei fratelli facevano le superiori (quindi a parte controllare che non mi mangiassi i bottoni del cardigan non è che mi guardassero tanto, giustamente per la loro età): giocavo da sola, ho imparato a leggere e a scrivere per sbattere le ore del pomeriggio e parlavo anche da sola. Una pazza alta 90 cm praticamente. 😉
      Però questo mi ha insegnato pre tempore ad essere indipendente e a soffrire poco la solitudine.
      Io ho mia madre vicina (una ventina di km, bazzecole insomma) e lei mi tiene Titu quando lavoro ed è una manna dal cielo, dal punto di vista pratico.
      Dal punto di vista emotivo/empatico lo è meno, perché mia mamma è come le donne di un tempo che hai descritto tu: non riuscirà mai a vedermi come una persona con dei bisogni. Mi vede, da 30 anni a questa parte, solo come una persona con dei doveri.
      è un suo limite, ma sappi che può essere in egual modo frustrante.

      ps. se capito in sudafrica te la tengo io la piccina, così uscite ragazzi! eh insomma!!!!!

  3. Eh no che non posso capirti, io. Mi piace come la pensi però, sarai sempre un esempio per me, e questo volevo dirtelo da tempo.
    Voi mamme giovani (nel 2012 siete mamme giovani, lo sapevi no?) avete un coraggio ed una voglia di fare che io me la sogno di notte e di giorno non la trovo.

    1. esempio? io?? nnnuuuuuuuuuu dai, che sono strapiena di macro difetti!!! 🙂

      il coraggio e la voglia di fare ti spuntano a mo di fungo appena ti nasce un figlio: prima io mi trascinavo come un bradipo che si era fumato sedici canne, believe me 😉

  4. Ma infatti. E questo atteggiamento costruttivo deve valere per tutto. e Titu lo sentirà, e lo imparerà da te. Ti pare poco? Brava, ti ammiro e ammiro tutte le tante mamme che la pensano così.

    1. grazie 😀

      faccio del mio meglio a pensarla in positivo e a prenderla il più possibile sul ridere. credo che essere sempre seri e impostati e inquadrati non sia d’aiuto in una situazione imprevedibile e in costante evoluzione come l’essere genitore 😉

I commenti sono chiusi.