Il tempo è fuffa.

keepcalm03Scrivo nei ritagli di tempo, mentre il figlio piccolo dorme e il grande non è ancora tornato a casa da scuola. Come quando vivevo da sola e scrivevo dopo pranzo, sempre di corsa, che alle tre si tornava a lavorare e la sera tra una cosa e l’altra ero sempre troppo stanca per mettermi al pc. Scrivo pensando che alla fine la maternità non ha affatto stravolto i miei ritmi, perchè quando non avevo dei figli lavoravo molto di più e comunque avevo una casa, seppur minuscola, da mantenere entro dei limiti di disordine socialmente accettabili, i pasti da preparare, la spesa da fare, le bollette da pagare e via così. E allora cosa è cambiato? Me lo stavo chiedendo prima, mentre spadellavo i miei noodles di riso conditi con verdure saltate e salsa di soia tamari e mi sono risposta che non è cambiato niente, da un punto di vista pratico. Scrivere, per me, è sempre stato qualcosa di necessario, che sentivo di dover fare, perchè mi faceva, e mi fa, sentire meglio, ma di tempo per la scrittura non ne ho mai avuto molto, perchè prima venivano il dovere e la vita vissuta: la scuola, l’università, il fidanzato di turno, gli amici, le amiche, le ore al telefono, le lezioni di chitarra e di basso elettrico, poi il lavoro, la tesi da discutere, il fidanzato quello vero, quello che adesso è mio marito, il trasloco, la vita adulta, il lavoro a tempo pieno, la libertà, i viaggi (sempre troppo pochi), le incombenze. Insomma, se scrivere non è il tuo mestiere ma non puoi farne a meno come me, devi ritagliarti del tempo apposta e quando il tempo è poco non ci si scappa: si scrive poco. E adesso che ho due bambini lavoro mezza giornata e l’altra mezza sto con loro ma a livello di tempo siam sempre lì; poco era e poco è rimasto.
A volte tutto questo diventa avvilente, frustrante e mi viene da pensare ma chi me lo fa fare? Nessuno, in effetti. Nessuno mi ha mai detto. devi far diventare questa tua passione un lavoro vero, se non io stessa. Per poi subito dopo arrendermi alle mille difficoltà che questa strada innegabilmente presenta. E poi c’è un sacco di gente che scrive, che blogga, che si sa vendere moooolto meglio di me, e se non vivi in una grande città e hai anche dei bambini piccoli come fai, e poi è un investimento, e i soldi non ci sono e se ci sono meglio metterli via per il futuro dei tuoi figli e insomma un sacco di scuse più o meno accettabili, ma sempre di scuse parliamo. Perché la vera, dura, durissima verità è che io sono una persona sì con del talento, ma molto molto indolente e arrendevole. Che è molto più facile rimanere in quella zona calda, confortevole e sicura che è la nostra vita ordinaria di tutti i giorni, invece di scrollarsi il torpore dalle spalle e fare qualcosa, rimboccandosi le maniche e perchè no, affrontanto periodi di poco sonno, tanto mal di testa e molta inquietudine. Perchè scrivere è così, è qualcosa che ti brucia dentro e se ti prende poi non ti lascia andare più. E io sono una che si è sempre tenuta vicino un piccolo estintore, non sia mai che poi la situazione mi sfuggisse di mano. Non è auto-critica, ma semplice analisi, del resto mi conosco. Faccio così con tutto, mica solo con quello che mi piace.
E ho passato gli ultimi anni della mia vita a pensare che fosse colpa del destino, degli altri o della situazione tout court. E invece erano solo scuse, mascherate da difficoltà. Io posso essere esattamente ciò che voglio. Posso continuare a fare un buon lavoro, ad essere una buona madre, a giocare con i miei figli e ad evitare che la rumenta e i panni da stirare ci fagocitino e ci ruttino in un misto di ammorbidente al muschio bianco e pannolini sporchi, pur continuando a scrivere.
Una mia saggia amica, che adesso è mamma pure lei, mi ha sempre ricordato che il tempo si trova e che sognare non costa niente. E, questo lo aggiungo io, lamentarsi e rosicare non porta da nessuna parte, se non allo scaffale dei biscotti della colazione.
Quindi maniche belle arrotolate sopra i gomiti, che le cose da fare sono tante, ma i progetti che ho in testa sono di più. E l’aver ritrovato il mio blog è forse, come ha detto Claudia, un messaggio del Karma o dell’universo o comunque qualcosa di non casuale. Tutto succede per un motivo. Credo che ci sia davvero una connessione, appena sotto la superficie e se prima lo ignoravo adesso non posso davvero più.
Sarò quello che voglio essere.
Un bel po’, a dire il vero, lo sono già. Basta un pizzico in più di fiducia e di leggerezza.
E di caffè. A litri.